
Nicaragua, la grande fuga dal regime
tratto dall’Osservatore Romano – Tre mesi e mezzo di violenze politiche iniziate ad aprile in Nicaragua con le proteste contro alcune controverse riforme hanno causato la morte di 317 persone, tra cui 21 agenti di polizia, e 23 bambini. Lo ha reso noto la Commissione interamericana sui diritti umani (Iachr). Il presidente del paese, Daniel Ortega, ha sostenuto nei giorni scorsi che i decessi sono 195, mentre una commissione parlamentare ha parlato di un bilancio di 265 morti.
LE DOMANDE DI ASILO. La situazione è tuttora molto grave e migliaia di persone stanno cercando di lasciare il paese. Secondo gli ultimi dati forniti dall’Onu sono almeno 23.000 gli abitanti del Nicaragua che dallo scorso aprile si sono riversati nella vicina Costa Rica. In media sono circa 200 al giorno, in crescita esponenziale, le richieste d’asilo che vengono presentate. Nelle ultime settimane molte persone si stanno dirigendo anche verso gli altri paesi limitrofi come Honduras, Salvador e Guatemala. Ma anche Panama, Messico e Stati Uniti hanno visto aumentare le domande di asilo da parte di cittadini nicaraguensi.
«UN DIALOGO NAZIONALE». Il comandante in capo dell’esercito nicaraguense, generale Julio César Avilés, si è detto convinto che l’unica soluzione per la crisi che attraversa il paese sia il consolidamento di «un dialogo nazionale». In occasione delle celebrazioni per il 39° anniversario della nascita dell’aviazione militare, l’alto ufficiale ha ribadito il «profondo sentimento di solidarietà per tutte le famiglie che hanno perduto persone care, e per cui tutti siamo stati colpiti dal dolore e dal lutto». Ritengo, ha concluso, che «il dialogo sia il cammino più conveniente per trovare i consensi che ci permettano di evitare danni irreversibili per il nostro popolo».
Foto Ansa
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