Nessuna diffamazione contro il medico di Eluana Englaro. Assolti Avvenire e Il Giornale
Ieri la notizia è passata inosservata, ma merita di essere ripresa. I quotidiani Avvenire e Il Giornale, e i rispettivi ex direttori (Dino Boffo e Mario Giordano) e redattori Paolo Lambruschi e Irene Giurovich, il neurologo Gian Luigi Gigli sono stati assolti dal giudice di Udine Maria Antonietta Chiriacò nel procedimento civile avviato dal medico anestesista Amato De Monte (studio legale Campeis) per chiedere un risarcimento danni pari a 2 milioni di euro per la presunta diffamazione a mezzo stampa nella vicenda Eluana Englaro.
De Monte – il medico che attuò il protocollo di distacco dell’alimentazione e idratazione di Eluana nella clinica La Quiete di Udine – è stato condannato dal giudice a pagare le spese alle società editrici di Avvenire e del Giornale, oltre a Boffo, Lambruschi e Giurovich.
La causa faceva riferimento ad alcuni articoli apparsi sui due quotidiani, in cui erano state pubblicate le dichiarazioni rese dal neurologo Gianluigi Gigli in merito alla vicenda Englaro e al dibattito sul fine vita che ne era originato all’epoca.
In una sentenza lunga una cinquantina di pagine, il giudice ha riconosciuto la legittimità del comportamento e ribadito il diritto di cronaca e di critica delle controparti. La questione in oggetto, ha motivato, era talmente rilevante che non si poteva non consentire un ampio e forte dibattito sulla questione che, per quanto infuocato, non è stato ritenuto di natura diffamatoria. Il giudice ha precisato anche che non c’è stato alcun attacco personale nei confronti del dottor De Monte, ma la sola volontà di affermare dei principi diametralmente opposti eppure altrettanto legittimi.
«Si tratta di una sentenza – ha commentato Gigli – che ha ripristinato la verità dei fatti e soprattutto ha ricostituito quel terreno democratico nel quale i principi costituzionali della libertà di opinione ed espressione sono doverosamente tutelati e messi in sicurezza dai rischi del pensiero-unico».
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1 commento
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Buona cosa, adesso aspettiamo l’esito delle altre cause per diffamazione intentate da Peppino Englaro nei confronti di almeno 30 persone.