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Nel carcere di Cuneo una fetta di panettone è un momento di umanità. Cioè di vera libertà

Caro direttore, le invio queste lettere che ho ricevuto dalla Casa circondariale di Cuneo. Sono molto belle perché “umane”

Redazione
03/02/2013 - 8:09
Società
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Caro direttore, dato che abbiamo frequentazioni simili (non tutte: lei frequenta anche i vip, io no) le invio queste lettere che ho ricevuto dalla Casa circondariale di Cuneo. Sono molto belle perché “umane”. Le spiego brevemente, si fa per dire, perché e come le ho ricevute. Da un anno e mezzo con un gruppo di amici andiamo in carcere ad animare la Messa il secondo sabato di ogni mese e quando serve (Natale, Pasqua…). Alla fine della Messa del 10 novembre, durante la quale il nostro amico Cletus ha ricevuto il Battesimo e la Cresima (e io ho fatto la madrina bis), don Osvaldo, cappellano del carcere, ha detto di aver ricevuto da Claudio, un anziano detenuto, questa confidenza: che gli sarebbe piaciuto molto se a Natale ci fosse stato un panettone per ogni cella. Don Osvaldo invitava tutti a pregare perché questo desiderio potesse avverarsi. Mi si è accesa subito la lampadina: facciamo una sottoscrizione a scuola e compriamo i panettoni! Detto fatto. Dato che il buon Dio per compiere i miracoli ha bisogno di qualcuno che Gli presti la voce, le mani, i piedi, il lunedì mattina propongo ai miei allievi di terza e di quarta l’idea e ottengo come risposta un cauto assenso. Per rendere più facile la raccolta fondi propongo di portare in ogni classe una scatoletta salvadanaio e un disegno: la Banda Bassotti in carcere che sogna un panettone per Natale. Trovo anche l’allieva brava a disegnare che confeziona la vignetta. Coinvolgo le colleghe di religione, due sante donne che coprono con la loro presenza tutte le classi dell’istituto e che svolgono il grosso del lavoro. Ed è un lavoro duro. In certe classi la reazione è violenta, in altre indifferente, ma mi ringraziano perché grazie all’iniziativa hanno potuto parlare di una situazione, quella delle carceri, in modo propositivo ed educativo. Grazie all’intervento di esterni la raccolta di denaro è tale da permetterci l’acquisto dei panettoni, semplicemente incellofanati, per poter entrare in carcere senza troppe ispezioni. Grazie agli educatori, la distribuzione dei panettoni può avvenire in modo “personale”. D’accordo con le guardie carcerarie il martedì 18 dicembre mio marito e io possiamo accedere alle varie sezioni della Casa circondariale e consegnare ai detenuti riuniti nella saletta comune (un detenuto per ogni cella) il panettone e la vignetta della Banda Bassotti, spiegando l’origine del gesto, le motivazioni di condivisione di un’esperienza, il fatto che il panettone in cella fa “più famiglia” e la vignetta per ricordare, finito il panettone, che fuori, nel mondo esterno, qualcuno ha pensato a loro per Natale…

Alla Messa del 22 dicembre, celebrata come Messa di Natale, arriva la prima lettera, quella di Daniel, e successivamente, il 9 gennaio, arriva a scuola la seconda lettera, quella di A. Gliele mando perché ne faccia buon uso, se lo ritiene opportuno. Per quanto riguarda la mia persona, posso dire che durante la Messa di Natale, quando abbiamo cantato il Venite fedeli, ho sentito in modo tangibile come non mai la verità, la concretezza delle parole «nasce per noi Cristo Redentore». Per noi, per tutti noi, carcerati e liberi, per me, per Cletus, per Marius, per Claudio, tutti uguali davanti a Lui, tutti peccatori alla stessa maniera; qualcuno “dentro” perché il suo peccato è anche reato, qualcuno “fuori” perché il suo peccato non è reato.

Ironia della sorte, la prima volta che andammo in carcere cantammo Camminerò, perché è un canto semplice, ritmato, bello nel contenuto. È diventato il nostro cavallo di battaglia: alla fine di ogni Messa lo dobbiamo cantare. Anche se il canto conclusivo è un altro, poi dobbiamo concludere con Camminerò, che i detenuti cantano a voce spiegata, proprio loro che di passi ne fanno davvero pochi! Brunella Rosano insegnante presso l’Itc Bonelli, Cuneo

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Per gli alunni e i docenti Itc Bonelli e tutti i volontari della VI Opera:
Dirvi semplicemente grazie non ci pare sufficiente ad esternarvi il profondo senso di gratitudine che proviamo per questo vostro gesto con il quale il vostro senso di umanità è giunto a noi in modo così caldo e sincero, da far accendere in noi una piccola luce che ormai da tempo era spenta: la luce della solidarietà, la luce della speranza, la luce di quella umanità che abbiamo sentito in voi e che dovrebbe albergare in ognuno di noi. Con questo vostro semplice panettone ci aprite la speranza che quando usciremo di qui ci potremo rialzare da questa caduta, perché ci saranno persone come voi che vorranno allungarci una mano per aiutarci a rialzarci verso nuovi e più sereni orizzonti. Grazie ragazzi e ragazze! Grazie allievi e docenti dell’Itc Bonelli! Grazie a tutti i volontari della VI Opera! Che hanno permesso questo vostro gesto che ci ha rallegrato tantissimo!
Giacomo, Daniel e tutti i detenuti Casa circondariale di Cuneo

Ps. Molto bello e spiritoso il disegno della banda bassotti. Un “brava” all’artista Arianna!!! Alla quale inviamo un nostro pensiero (stella di natale in cartoncino colorato).

 

Salve prof, non so se si ricorda di me. Abbiamo parlato quando avete consegnato il panettone. Io ho scritto questa lettera per i ragazzi della scuola. Non so se vi fa piacere. Mi farebbe molto contento se lei la leggesse nelle classi: i ragazzi cui insegna sono in una età difficile, ed è a questa età che cominciano a prendere le decisioni importanti. Forse la mia lettera non cambierà le loro scelte, ma voglio che abbiano un’idea di quello cui andranno incontro se faranno delle scelte sbagliate. Nessuno può sapere com’è un carcere se non ci finisce dentro. Tra più o meno un anno uscirò di qui e mi farebbe immensamente piacere venire di persona a parlare con voi.

Mi chiamo A., ho 29 anni, sono detenuto presso la Casa circondariale di Cuneo dal 2 dicembre 2011. Sono stato condannato a 2 anni, 8 mesi, 9 giorni. Sono stato condannato per truffa, furto e sostituzione di persona. I miei reati risalgono al 2007, 2008, 2009. Innanzitutto volevo ringraziarvi per la solidarietà che ci avete dimostrato e per l’impegno che ci avete messo. Purtroppo viviamo in un mondo fatto di pregiudizi, ma voi ci avete dimostrato che c’è ancora qualcuno che, per fortuna, non si fa influenzare. Vi posso assicurare che c’è anche brava gente chiusa qui. So che è difficile crederlo, ma è così. Quando è venuta la vostra professoressa, ci ha detto che vi ha spiegato un po’ com’è il carcere; ma vi posso assicurare che se non hai vissuto il carcere non lo puoi spiegare. Allora ho deciso di spiegarvelo io a grandi linee.

Voglio farvi una domanda: sapete qual è il più grosso errore che fanno i delinquenti? È quello di sottovalutare la legge e pensare di farla franca! Non è così. Presto o tardi la giustizia arriva, possono passare anni, ma arriva. Io ne sono l’esempio. Sono passati svariati anni; ormai pensavo di averla fatta franca. Invece mi sono ritrovato dietro le sbarre. In galera si ha molto tempo per riflettere. Io ho capito una cosa molto importante: che anche se i reati mi hanno fatto guadagnare parecchio, mi hanno fatto vivere al di sopra delle mie possibilità (potevo permettermi computer, cellulari, vestiti di marca, televisori ultra moderni, feste, vacanze in alberghi spettacolari), vi giuro che tutto questo non vale una sola ora della nostra libertà, nemmeno un secondo ne vale! Purtroppo l’ho capito troppo tardi! So che dicono tutti così! Nel corso della vita siamo messi in continuazione davanti a delle scelte e c’è sempre una scelta più facile, ma purtroppo è sempre quella sbagliata.

Un’altra cosa sbagliamo: è quella di pensare che, anche se veniamo arrestati, è un problema che riguarda solo noi. Purtroppo i primi che ci rimettono sono i nostri familiari. Non pensate che per loro sia facile! Non potete immaginare come si sta male nel vedere negli occhi di una madre la delusione e la tristezza quando va a trovare suo figlio. Provate a immaginare un figlio che cresce senza un padre o una moglie che deve stare senza marito. Guardate quanta gente soffre a causa di una scelta sbagliata! Non date retta a chi cerca di farvi fare qualche cavolata: non ne vale la pena.

Ora vi spiego in cosa consiste una giornata in galera. Ci si alza verso le 7 e 30; si prende il caffè, ci si fa i letti, poi alle 9 si può scegliere se andare due ore in cortile o se andare in una saletta a giocare a carte. Alle 11 si torna in cella e si fanno le pulizie. Alle 11 e 30 passa il carrello del mangiare. Alle 13 si può nuovamente scegliere se andare in cortile o in saletta. Poi alle 15 nuovamente in cella fino alle 16 e 30: puoi leggere, guardare la tv o lavarti la roba, ovviamente a mano. Poi, alle 16 e 30 puoi andare in saletta per altre due ore; poi di nuovo in cella. Verso le 7 si mangia, una partitina a carte, un film e tutti a dormire. Tutti i santi giorni così. Non sei nemmeno libero di buttare l’immondizia quando vuoi: quella si può buttare una volta al giorno alle ore 16. Penso che abbiate capito anche voi che non vale la pena subire tutte queste restrizioni per due spiccioli! E non è finita qui. Il carcere non è gratuito: ci sono le spese carcerarie, 50 euro al mese, per ogni detenuto. C’è stata gente che si è trovata 20 o 30 mila euro da pagare di spese carcerarie che, oltre tutto, se non paghi, torni dentro. Poi ci sono le spese personali del detenuto, tipo tabacco, cartine, cibo, cose per l’igiene intima, tutte queste cose si pagano e sapete chi tira fuori i soldi per comprarle? I familiari, e qui ci ricolleghiamo al discorso di prima. Vi racconto una cosa che mi diceva sempre mio padre: «Tu è vero che guadagni in un giorno quello che io guadagno in un mese facendo 8 ore di lavoro e facendomi un mazzo tanto. Ma c’è un’enorme differenza tra me e te: io posso dormire tranquillo, nessuno potrà mai venire a dirmi qualcosa. Invece tu vivi con la paura che venga o la polizia o chi hai fregato a dirti qualcosa. Dovrai dormire sempre con un occhio aperto». Io l’ho sempre criticato per la sua onestà e per la sua dedizione al lavoro. Pensavo che era un povero scemo, ma lo scemo ero io!

Voglio darvi un consiglio spassionato: non sprecate la vostra libertà, non sprecate il vostro tempo, non sprecate energie per rincorrere i sogni facili! I guadagni facili vogliono dire guai! Impegnate la vostra libertà, il vostro tempo, la vostra energia per costruirvi un futuro basato sull’onestà, sul lavoro, sulla famiglia. Solo così sarete felici e potrete andare a testa alta. Tutto quello che guadagnerete in modo onesto non avrà prezzo perché è guadagnato con il sudore della fronte e con impegno. Spero di avervi convinto che l’onestà e la libertà sono un bene prezioso per cui vale la pena vivere e lottare. E tutti quelli che vogliono farvi credere il contrario sono degli ignoranti che progettano il loro futuro dietro le sbarre. Ed è un futuro triste.

Vi auguro buon Natale e felice anno nuovo e grazie per il panettone.
A. T.
Casa circondariale di Cuneo

Ps. Complimenti a chi ha fatto il disegno.

Tags: Banda Bassotticarceripanettone
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