Ritorna la moda borghese, femminile, civettuola e leziosa, ma pur sempre borghese. È accaduto durante le ultime sfilate di moda femminile Primavera/Estate 2000 con il trionfo di colori saturi e allegri, stampe fantasiose e ricami costosi di paillettes, perline e fili preziosi. Scompare il nero totale, il grigio e i colori non-colore, segnali a metà tra la vita e la morte, più virtuali, che reali. Le forme si fanno più femminili e aderenti al corpo e si abbandonano tutti quei materiali rigidi e asettici che ricordano le tute spaziali. Si preferiscono invece gli chiffon leggerissimi, i volant leggeri e freschi come petali di fiori e le cascate di pois – piccoli, grandi, o anche due soli enormi e gli unici a decorare un abito. Le borse perdono la tracolla e hanno manici abbastanza corti – stile Jackie O’ – da portare appoggiate sul polso – modelli molto pratici per tutte coloro che non temono scippi, o che si muovono sempre e solo con lo stretto necessario – un fazzoletto, o un rossetto, al massimo. Prada è da sempre portavoce di questo stile neoborghese. Dior ha presentato diversi capi fatti in seta a stampe stile Hermes, stilista francese noto per le sue stampe ispirate all’equitazione, riferimento rigorosamente “upper class”. Infine, tra i colori più nuovi e di grido è il color “barolo”, un bordeaux molto intenso vicino al marrone, come è il colore del re dei vini – un’altro spunto dal… sapore molto snob. Infine, apparentemente meno trendy, ma assai in tendenza rispetto al borghesismo dilagante, è la grande importanza data al “coocooning”, quel bisogno di sentirsi coccolati, protetti e vezzeggiati standosene rinchiusi nel bozzolo-miscrocosmo che è la propria casa. La dimora viene sentita come luogo dove ritrovare la propria interiorità, lasciarsi andare, trovare un po’ di relax ed eventualmente fare incontri, anche se sempre molto scelti. In casa non si corre il rischio di sentirsi fuori moda, né giudicati, ma si può essere solo al sicuro e in armonia con se stessi. Non a caso l’ultimo slogan di Frette è “Io, la casa la indosso.” ([email protected])
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi