Natale 1914. Quella festa nella terra di nessuno

Di Antonio Besana
30 Novembre 2014
«È meraviglioso che la tregua tra gli eserciti sia stata generata da un evento accaduto una notte di duemila anni fa». Tra gli orrori della Grande Guerra, un episodio di straordinaria umanità

xmastruce600A breve uscirà in libreria La tregua di Natale. Lettere dal fronte, edito da Lindau. Riporta alcune delle più belle lettere scritte dai soldati sul fronte occidentale della Grande Guerra e che narrano la sorprendente e non concordata tregua tra gli opposti schieramenti la vigilia di Natale 1914. Di seguito pubblichiamo ampi stralci dell’introduzione.

Venerdì 25 dicembre 1914, Belgio, settore settentrionale del fronte occidentale, trincee delle Fiandre, sud di Ypres: è il primo Natale della Prima Guerra Mondiale. Nelle trincee contrapposte si affrontano tedeschi da una parte, francesi e inglesi dall’altra. Sono passati cinque mesi dall’inizio della guerra. I combattimenti si sono rapidamente trasformati in una logorante guerra di posizione, ma molti sperano ancora che il conflitto si possa risolvere in pochi mesi. (…) Intorno a Ypres si combatté ininterrottamente per tutti i cinque anni della Prima Guerra Mondiale. Soltanto in questo luogo, tra il 1914 e il 1918, persero la vita 500 mila inglesi e altrettanti tedeschi. In tutto la Prima Guerra Mondiale portò alla morte oltre 9 milioni di combattenti, a cui vanno aggiunte oltre 7 milioni di vittime civili.

La-tregua-di-Natale_bNel pieno di questo orrore, nella notte di Natale del 1914 avvenne qualcosa di impensabile: ci fu una tregua. Non fu ordinata per un accordo tra i comandi dei due schieramenti, fu una tregua spontanea dichiarata dai soldati francesi, inglesi e tedeschi. La notte di Natale qualcuno nelle trincee si mise a intonare canti della tradizione natalizia e i soldati scoprirono che, pur con parole diverse, si trattava delle stesse melodie. Le luci delle candele furono poste sui bordi delle trincee. Qualcun altro propose di smettere di sparare. Sorprendentemente la proposta fu accettata, e i soldati sui due fronti uscirono allo scoperto e si incontrarono nella “terra di nessuno”. Si parlarono, si strinsero la mano, si abbracciarono, fu celebrata una Messa. La mattina di Natale seppellirono i caduti delle due parti e ci fu una funzione funebre. I soldati fumarono e cantarono insieme, talvolta si scambiarono auguri e doni, capi di vestiario e bottoni delle divise, cibo, tabacco, fotografie degli amici, delle famiglie e ricordi del tempo di pace.

Come è facile immaginare, questi eventi non furono ben visti dagli ufficiali superiori. Un avvenimento del genere era contrario ai princìpi militari e non avrebbe dovuto più ripetersi. Nei giorni seguenti si sostituirono le truppe al fronte con altre unità, e quelle protagoniste della tregua furono spostate in altri settori, cancellando la memoria dei fatti. Una parte dei documenti che testimoniavano gli accadimenti, fotografie e lettere dal fronte, furono distrutti. Alcuni lo furono deliberatamente, altri si persero nei successivi avvenimenti della storia. (…) Non tutte le lettere però andarono distrutte. Molte furono pubblicate dai giornali dell’epoca, talvolta corredate da fotografie degli eventi, e quindi sono ancora visibili negli archivi delle redazioni. Le testimonianze ancora oggi reperibili non si limitano alle lettere: presso l’Imperial War Museum di Londra oltre ai documenti originali sono ancora conservate le registrazioni su nastro magnetico con le dichiarazioni dei testimoni oculari raccolte negli anni successivi.

1261_pgLa ricerca nelle redazioni

Ci sono testimonianze dirette e alcune fotografie degli incontri tra i soldati, dello scambio di doni, delle strette di mano. Ci sono notizie delle sepolture dei caduti dei due schieramenti, e di una funzione religiosa celebrata da un cappellano scozzese. (…) In Germania le lettere dei soldati dal fronte furono pubblicate solo in qualche raro caso, mentre in Francia non se ne fece parola. Molti dei giornali inglesi le pubblicarono, con rare tracce di censura, e per questo motivo oggi esse sono ancora reperibili. Ci furono giornali che ne pubblicarono la notizia in prima pagina, corredata delle fotografie degli incontri, (…) come il Daily Mirror dell’8 gennaio 1915. Il titolo era: “Un gruppo storico”: erano soldati inglesi e tedeschi fotografati insieme.

(…) L’ultimo veterano che ha visto e udito personalmente il cessate il fuoco delle armi il giorno di Natale del 1914, è morto il 21 novembre 2005 all’età di 109 anni. Si chiamava Alfred Anderson, era nato a Dundee il 25 giugno 1896, e aveva 18 anni quando si svolsero i fatti. (…) Per tutta la vita si era ricordato di quello straordinario giorno. Le citazioni della tregua di Natale sono comunque molteplici. Il regista francese Christian Carion vi si ispirò nella realizzazione del suo film Joyeux Noël. (…) La tregua di Natale appare nel video della canzone Pipes of Peace di Paul McCartney (1983), nel film Oh, che bella guerra! di Richard Attenborough (1969), nelle composizioni di alcuni cantautori e in alcune opere teatrali.

Una delle fonti più interessanti, tuttavia, è costituita dal sito web Operation Plum Puddings: The Christmas Truce. Si tratta della raccolta di lettere dal fronte di soldati che narrano di questi eventi, nato dalle ricerche condotte da due giornalisti inglesi, Alan Cleaver e Lesley Park, che nel 1999 le raccolsero per la stesura di un libretto dedicato alla tregua di Natale 1914, intitolato Plum Puddings For All, ormai esaurito da tempo e non più ristampato. Le lettere erano state reperite sui giornali dello Hampshire, o dai ricordi personali degli uomini che le avevano scritte. Il lungo lavoro di ricerca li rese coscienti dell’enorme fonte di informazioni dimenticate negli archivi dei giornali (…). I due autori decisero quindi di dare vita a un sito web, con l’obiettivo di pubblicare le lettere (…).

tregua-natale-spotImmersi nel fango

Alcuni lettori furono contagiati dai racconti che vi emergevano e si offrirono di proseguire il lavoro. Nel 2009 sul sito ne erano state trascritte più di 80 provenienti da quotidiani del Regno Unito. Queste lettere costituiscono una sorprendente fonte di informazioni sulla tregua e meritano di essere preservate per le future generazioni. Benché si tratti di interessanti testimonianze di prima mano, occorre ricordare che le lettere non possono essere considerate come documenti storici. (…) Molte di queste furono portate ai giornali proprio dai familiari attoniti che le avevano ricevute. Non si può dunque escludere che i redattori dei giornali, nella fase di pubblicazione, abbiano deciso di tagliare o in parte modificarne il testo, per renderle più appetibili al pubblico al quale si rivolgevano, generando quindi degli apocrifi.

(…) Molti si chiedono se tutto sia veramente accaduto, perché e come sia stato possibile. Le lettere dei soldati al fronte erano spesso molto simili, parlavano della vita di trincea, della loro salute, del freddo e della morte. Improvvisamente, dopo il Natale 1914, cominciarono ad arrivare questi racconti che narravano la pace che inspiegabilmente si era creata davanti alle loro trincee. I dettagli erano gli stessi: i canti natalizi, l’incontro nella “terra di nessuno”, lo scambio di cibo, tabacco, sigarette. E così i giornali inglesi cominciarono a pubblicarle. Ne parlò persino Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes, sottolineando che questa non era stata solo una storia incredibile, ma un episodio di umanità in mezzo agli orrori della guerra, fonte di meraviglia e di ispirazione. Lo stupore dei soldati di fronte a quello che era accaduto davanti ai loro occhi è evidente nei loro scritti. In molte delle lettere sembra quasi che loro stessi abbiano timore, nel raccontarlo, di non essere creduti (…): «Prova soltanto a pensare che mentre tu stavi mangiando il tacchino, io stavo parlando e stringendo le mani agli stessi uomini che solo qualche ora prima stavo tentando di uccidere». Di sicuro la situazione che si era creata fu favorita dal fatto che i soldati, da entrambe le parti, vivevano nelle stesse condizioni, immersi nel fango, nell’acqua che spesso saliva oltre il ginocchio, dormivano sulla paglia, in buche scavate nella nuda terra, soffrivano il freddo. (…) Le loro trincee distavano poche centinaia di metri da quelle del nemico, con il quale condividevano le condizioni climatiche, il fango e il freddo, gli stessi dalle due parti del fronte. (…)

Joyeux-noel-film-tregua-nataleUna ragione evidente

Il secondo presupposto determinante che nel 1914 rese possibile un avvenimento di tale portata fu il riferimento, comune a entrambi gli schieramenti contrapposti, alle radici cristiane dell’Europa. Per alcuni di loro, come il sergente Bernard Joseph Brookes, il motivo era evidente. E così ce lo spiega, nelle pagine del suo diario: «È stato davvero un Natale ideale, e lo spirito di pace e buona volontà era stridente in confronto con l’odio e la morte dei mesi precedenti. Uno apprezza davvero in una nuova luce lo spirito del cristianesimo. Per questo è stato certamente meraviglioso che un simile cambiamento nel comportamento dei due eserciti opposti possa essere stato generato da un evento che è accaduto una notte di duemila anni fa».

Quanto fu ampia la tregua? Oggi è difficile rispondere con certezza, ma certamente parecchie centinaia di soldati nella zona intorno a Ypres vi presero parte. Non accadde su tutto il fronte. (…) Quello che accadde il giorno di Natale non fu quindi il diffondersi rapido di un sentimento di buona volontà lungo le linee, ma piuttosto una serie di iniziative individuali intraprese in luoghi e tempi diversi. In altre parti del fronte occidentale non ci fu alcuna tregua (…). Nella maggior parte dei casi la tregua durò soltanto due o tre giorni, mentre in altri casi proseguì fino al nuovo anno. Le lettere arrivate fino a noi raccontano, ad esempio, che fu più facile per i soldati inglesi entrare in contatto con i reggimenti composti da soldati sassoni o bavaresi. I prussiani furono più restii ad accettare la tregua, e talvolta non la rispettarono, aprendo il fuoco sui soldati nemici (…). Un caporale tedesco, che aveva passato la notte nei sotterranei di un’abbazia vicino a Ypres, quando seppe che alcuni dei compagni avevano stretto la mano agli inglesi, scrisse nel suo diario: «Dove è andato a finire l’onore dei tedeschi?». Il diario sarebbe stato pubblicato alcuni anni dopo, con il titolo Mein Kampf, e il nome del suo autore era Adolf Hitler. La reazione dei comandi superiori fu furiosa. Avevano previsto tutto, eccetto l’imponderabile, e cioè il fattore umano. (…) Il nemico, l’uomo che quei soldati avevano davanti, e che in quella mattina di Natale guardavano finalmente negli occhi, era riscoperto dentro a un’evidenza diversa, non poteva non essere riconosciuto se non come uno di loro. (…)

Il fatto che la notte di Natale del 1914 alcune migliaia di uomini che si combattevano sui campi delle Fiandre uscirono dalle loro trincee e si incontrarono e si strinsero le mani a mezza strada, costituisce ancora oggi una potente fonte di ispirazione. Nei mesi e negli anni che seguirono quel giorno, molti dei protagonisti di questi fatti straordinari sarebbero stati uccisi (…). Forse, la tregua di Natale fu possibile solo perché la perdita di umanità non aveva ancora fatto presa nelle loro anime: la memoria del Natale aveva ancora spazio nei loro cuori, e più di ogni altra cosa, le radici cristiane dell’Europa erano ancora una cosa viva. (…) Proprio per questo non dobbiamo dimenticarle, e questi fatti meritano di essere ricordati, o meglio celebrati, come un inno alla speranza. E non c’è modo migliore di farlo che ascoltarne il racconto dalle parole di coloro che, cento anni fa, ne furono protagonisti.

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4 commenti

  1. Filippo81

    Non dimentichiamo tra l’altro che le cause della Prima Guerra Mondiale sono scaturite da quella logica e da quegli ambienti che combattono ferocemente Colui del quale festeggiamo la Nascita il giorno di Natale.

  2. Giulio Dante Guerra

    Questo articolo mi ha fatto tornare alla mente un episodio analogo della stessa Prima Guerra Mondiale, un “Rosario in trincea”, rievocato, a pag. 94, in un vecchio libretto dello scrittore toscano Tito Casini, “Ricorso a Maria” (Il Carro di San Giovanni, Firenze 1970). In un giorno imprecisato fra la fine del 1916 e l’inizio del 1917, sul fronte del Carso, soldati italiani ed austriaci si trovarono, ciascuno nella propria trincea, a recitare il Rosario, la Salve Regina e le litanie, contemporaneamente, di fatto insieme. “Il rosario finì – scrive Casini – e le voci si spensero, da una parte e dall’altra, senza che la guerra si riaccendesse (invece di bombe volarono fra una trincea e l’altra gallette e tabacco). […] La notte stessa avemmo il cambio e ne fummo lieti. Lieti per noi, ed era umano; ma forse anche per “loro”; per non aver più ad assalire e uccidere quelli con cui avevamo pregato chiamando Dio nostro padre, e nostra madre, con un solo nome, una sola lingua, Maria”.

  3. Doroty

    Grazie per questo articolo. E’ vero. Quando lasciamo cadere le barriere che mettiamo al nostro cuore e permettiamo alla nostra umanita’ di incontrare l’umanita’ degli altri, li c’e’ la Verita’. Ci accorgiamo che stiamo vivendo un momento eccezionale che ci rende piu’ “uomini” e percio’ piu’ felici anche in mezzo a guerre, persecuzioni o tribolazioni varie.

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