Marco Demarco editorialista del Corriere della sera, ed ex direttore del Corriere del Mezzogiorno, spiega a tempi.it quello che sta accadendo nella Napoli post-de Magistris con un’analogia: «Nel film Ricomincio da tre, Massimo Troisi faceva un esperimento per vedere se funzionava la telepatia. Guardava una pianta e diceva “Muoviti, muoviti”, aspettando che il vaso si spostasse. Ma, ovviamente, quello rimaneva immobile perché non era nella sua natura muoversi. Ecco: ora a Napoli con de Magistris il Pd sta facendo la stessa cosa. Gli sussurra “Vattene, vattene” e ai consiglieri “dimettetevi!”, con la speranza che si arrivi a nuova elezione. Ma il consiglio comunale, direi quasi per natura come il vaso di Troisi, alle nuove elezioni non ci pensa proprio. E Napoli resterà nel limbo».
Scusi Demarco, ma al consiglio comunale non è stata già presentata una mozione di sfiducia, che dovrà essere discussa il prossimo 21 ottobre?
Una mozione di sfiducia al consiglio comunale è stata presentata da un gruppo di quattro consiglieri ex sostenitori di de Magistris, confluiti nel gruppo Rifondazione democratica, che stanno cercando sostenitori per le dimissioni, ma non li trovano. Nel frattempo anche il Pd aveva caldeggiato la proposta di dimissioni in massa: loro sono quattro consiglieri, da soli non ce la farebbero, perciò hanno chiesto a tutti gli altri di presentare insieme le dimissioni. Ma nemmeno questa ipotesi è andata in porto. Allo stato attuale nessuna delle due si concretizza e in più Forza Italia ha detto che non presenterà, per distinguersi, neanche un documento di sfiducia all’attuale consiglio comunale con il Pd. La sostanza è che l’ipotesi della “spallata” al vicesindaco di Napoli Sodano e all’attuale consiglio non avviene.
E perché, scusi, non avviene?
I numeri non ci sono. Basterebbero due consiglieri che si aggiungano ai quattro del Pd o a quelli di Rifondazione democratica. Ma il consiglio è talmente frastagliato, che è difficile mettere d’accordo anche solo sei teste. Inoltre, i consiglieri attuali hanno paura di perdere il posto, se lo tengono ben stretto: alcuni di loro sono stati eletti per un centinaio di voti, e quindi con condizioni che difficilmente si ripeteranno nel futuro. Alcuni consiglieri, come se non bastasse, verranno eletti al consiglio metropolitano, dove acquisiranno uno stipendio fisso, a differenza del gettone di presenza che guadagnano ora. Dunque figurarsi quale interesse abbiano a dimettersi. La situazione è di stasi e congelamento.
Al Corriere del Mezzogiorno da qualche giorno si tengono degli incontri con gli intellettuali e i politici della città per discutere di ciò che potrebbe avvenire. Se non si dimettono, cosa accadrà a Napoli? C’è forse la possibilità – o l’auspicio – che Napoli finisca commissariata?
L’ipotesi del commissariamento è improbabile. Vuole sapere qual è la cosa più probabile? All’inizio dell’anno prossimo si celebrerà il processo d’appello a de Magistris, ma con molta probabilità sarà scattata la prescrizione, che di conseguenza interromperà la sospensione di de Magistris. Il “vecchio” sindaco sarà riabilitato e tornerà in carica, fino alla fine del mandato.
E a Napoli la cosa va bene? Non è un po’ scandaloso che un ex pm venga condannato ma rifiuti di accettare la sospensione della sua carica voluta dalla legge?
Sì, è un po’ scandaloso. Per meglio dire è sicuramente discutibile che de Magistris e il suo consiglio non se ne vadano perché ci sarebbe da pensare pragmaticamente al bene della città, visto che de Magistris&co, di fatto, la congelano in attesa della sospensione. Ci vorrebbe uno scatto da parte di de Magistris o, quanto meno, uno scatto politico del Pd. Ma non ci sarà mai. Il 21 ottobre servono 18 firme per mettere all’ordine del giorno la mozione di sfiducia: e queste 18 firme probabilmente ci saranno. Ma non si arriverà ai 25 voti necessari per ottenere che la sfiducia passi nei fatti.