La mutazione dell’Università
1. Dall’ “ideal-tipo” a un nuovo “modello” ancora da immaginare
Succede spesso che, immersi nella vita quotidiana di un’istituzione, ci accorgiamo sì dei numerosi cambiamenti, rilevanti o all’apparenza minuscoli e più o meno sopportabili oppure indisponenti, per effetto dei quali l’istituzione stessa si allontana inesorabilmente da quello che per secoli è stato il suo “ideal-tipo”, e però fatichiamo a capire la necessità di porre mano a un “modello” nuovo, o comunque assai diverso da quello precedente. In questa fase di mutamenti continui – congegnati da pochi e accettati o subìti da molti, ovvero conseguenza non calcolata e magari del tutto indesiderata di altri cambiamenti – si trova ormai da parecchio tempo l’Università. In Italia certamente. Ma anche, verosimilmente, in ogni altro Paese europeo in cui l’originaria idea e la prima articolazione dello studium generale, della universitas magistrorum et scolarium, hanno trovato radici e si sono diffuse a partire dagli inizi del secolo XIII, dopo qualche prodomo nel secolo precedente; così come, con elevata probabilità, in tutti quei Paesi fuori d’Europa, in cui l’Università è stata più tardi esportata o imitata. […]
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