Negli Stati Uniti muoiono sempre più donne in gravidanza
Si fa fatica a crederlo: gli Stati Uniti hanno il tasso di mortalità materna più alto non solo fra tutti i paesi ricchi, ma anche più alto di qualsiasi paese dell’Unione Europea tranne Cipro, e addirittura più alto di quelli dell’Albania, del Cile, della Russia, della Turchia e dell’Egitto. Quel che è peggio, mentre i dati della maggior parte dei paesi del mondo, anche i più poveri e pesantemente afflitti dalla mortalità materna come sono quelli dell’Africa sub-sahariana, vanno migliorando, quelli degli Usa peggiorano continuamente dal 2000 ad oggi.
33 madri morte in gravidanza ogni 100 mila nati vivi
Lo aveva rivelato il 23 febbraio scorso il rapporto Trends in maternal mortality 2000 to 2020 a cura dello United Nations Maternal Mortality Estimation Inter-Agency Group (che riunisce Oms, Unicef, Banca Mondiale e altre agenzie delle Nazioni Unite); lo ha confermato – con dati ancora più pesanti – il National Center for Health Statistics degli Stati Uniti, e la notizia è stata rilanciata in prima pagina dal Wall Street Journal il 16 marzo. Secondo tale statistica i decessi di donne fra i 15 e i 49 anni per ragioni legati alla gravidanza e al parto sono stati 1.205 nel 2021, pari a 33 decessi ogni 100 mila nati vivi. Si tratta del dato peggiore dal 1965 e in costante peggioramento dal 2000, quando morivano 12 donne ogni 100 mila parti; nel 2020 il numero era salito a 24 (21 secondo il rapporto delle Nazioni Unite), nel 2019 era stato di 20.
L’impietoso raffronto con i grandi paesi europei
Il raffronto coi grandi paesi europei è semplicemente improponibile. Fra il 2000 e il 2020 l’Italia è scesa da 10 a 5 donne morte per cause legate alla gravidanza e al parto ogni 100 mila nascite, la Francia da 9 a 8, la Germania da 7 a 4, il Regno Unito da 11 a 10.
Il raffronto con alcuni paesi in via di sviluppo e con alcuni paesi post-comunisti è impietoso: mentre negli Usa fra il 2000 e il 2020 la mortalità materna peggiorava da 10 a 21 decessi (24 secondo il National Center for Health Statistics), in Russia migliorava da 52 a 14, in Turchia da 32 a 17, in Egitto da 79 a 17, in Albania da 14 a 8, in Cile da 33 a 15. Se prendiamo il dato del 2021, la mortalità materna statunitense è il doppio di quella russa, turca, cilena ed egiziana, il quadruplo di quella albanese.
Tra le cause, lockdown, Covid e problemi cardiovascolai
Quali sono le cause di questa situazione? Secondo le spiegazioni di medici e dirigenti sanitari interpellati dal Wall Street Journal il Covid-19 e le interruzioni dei servizi ospedalieri durante la pandemia si sono aggiunte alla pressione di fattori quali problemi cardiovascolari e disparità nell’accesso ai presidi sanitari che hanno peggiorato la salute materna negli ultimi anni. Le donne gravide, così come il resto della popolazione, in molti casi non ha ricevuto le cure che erano loro necessarie durante la pandemia a causa dei lockdown e della paura di contrarre il virus recandosi in ambulatorio o in ospedale.
Secondo il Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) condizioni cardiovascolari come embolie polmonari, emorragie incontrollate e problemi derivanti dall’ipertensione sono le principali cause dei decessi correlati alla gravidanza negli Stati Uniti. Alcune complicazioni della gravidanza e del postpartum probabilmente derivano dall’aumento dell’obesità e dal declino della salute cardiaca negli Stati Uniti. Circa il 42 per cento degli adulti statunitensi è considerato obeso, il 47 per cento ha la pressione alta, circa l’11 per cento ha il diabete e il 38 per cento riscontra condizioni di prediabete.
Il peso dei fattori economici e territoriali
I fattori economici e territoriali hanno il loro peso. Fino al 2000 la mortalità materna nelle aree rurali e nelle piccole città era inferiore a quella delle grandi aree metropolitane, ma dal 2010 la situazione si è ribaltata: la mortalità materna nelle campagne è oggi quasi il doppio di quella nelle grandi città. A ciò ha contribuito la chiusura dei servizi di ginecologia e maternità in circa 500 ospedali degli Stati Uniti fra il 2005 e il 2014, con una prevalenza di quelli posti nelle aree rurali: lì l’offerta dei servizi per la maternità è caduta del 15 per certo, mentre nelle aree urbane è diminuita solo del 5 per cento. A ciò si aggiunga che i tassi di obesità – fattore di rischio nelle gravidanze – sono più alti nelle aree rurali che nelle città.
La mortalità materna è correlata alla stabilità economica e al grado di istruzione delle donne. Non è un caso che il 30 per cento di tutte le morti materne riguardi donne afroamericane (che rappresentano il 14 per cento della popolazione statunitense), e che il loro tasso di mortalità sia 2,6 volte più alto di quello delle donne caucasiche, mentre quello delle donne di origine ispanica è di poco superiore a quello delle bianche.
La salute cardiaca delle donne in gravidanza è peggiorata
Secondo medici ed esperti di sanità oltre l’80 per cento dei decessi correlati alla gravidanza negli Stati Uniti potrebbero essere prevenuti. Le trombosi sono curabili se trattate per tempo, mentre si dovrebbe e si potrebbe migliorare la prevenzione dei disturbi cardiocircolatori curando la salute del cuore prima delle gravidanze. E invece «la salute cardiaca delle donne che entrano in gravidanza è peggiorata negli ultimi dieci anni», afferma la dottoressa Sadiya Khan, docente della Northwestern University Feinberg School of Medicine.
Gli Stati Uniti sono il paese al mondo che spende di più per la sanità sia in cifra assoluta (4.000 miliardi di dollari) che in percentuale (il 15,3 per cento del proprio Pil sommando spesa privata e spesa pubblica). La spesa sanitaria italiana, pubblico più privato, è pari al 9 per cento del Pil e in assoluto è di circa 167 miliardi di euro.
Foto di Alexander Grey su Unsplash
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