Micalessin: «Non parlare più della Libia è un problema tutto italiano»

Di Elisabetta Longo
24 Maggio 2011
La guerra "umanitaria" in Libia va avanti. Francia e Gran Bretagna annunciano che aiuteranno i ribelli con elicotteri d'assalto. I quotidiani italiani non riportano la notizia o la relegano in fondo. L'inviato Gian Micalessin: «L'Europa non è come noi. La Libia dovrebbe invece attirare la nostra attenzione perché sono il deposito energetico dell'Italia»

Francia e Gran Bretagna hanno fatto sapere che schiereranno elicotteri da guerra a fianco dei ribelli libici contro le truppe di Muammar Gheddafi per colpire obiettivi di terra come basi, depositi di munizioni e camion cisterna con più precisione. Il Corriere della Sera riporta la notizia a pagina 17, la Repubblica e la Stampa non ne parlano neanche, segno che l’interesse per gli sviluppi della guerra “umanitaria” in Libia va scemando come quello per le sorti della centrale nucleare di Fukushima, quasi scomparsa dalle cronache dei giornali nazionali. «E’ un problema di disattenzione tutto italiano, che non succede nel resto d’Europa» afferma Gian Micalessin, inviato storico del Giornale.

In Italia non si parla di Libia perché ci sono le elezioni?
Questo fenomeno si sarebbe verificato indipendentemente dall’approssimarsi del ballottaggio elettorale milanese, che infiamma le pagine dei quotidiani. E’ improbabile che uno dei due candidati o un altro qualsiasi dei rappresentanti delle parti politiche spenda in questi giorni un giudizio sulla questione libica. Troppo rischioso a livello di voti.

Sbagliano?
La guerra in Libia dovrebbe attirare tutta la nostra attenzione, visto che il paese nordafricano è il deposito energetico naturale dell’Italia da sempre.

Siamo passati dalla protezione dei civili, al lancio dei missili, all’uso dei caccia e adesso agli elicotteri d’assalto. I giornali stranieri come leggono queste notizie?
I quotidiani inglesi non mancano certo di dare il giusto peso a questi fatti. Oggi poi l’attenzione è tutta spostata sull’incontro tra Barack Obama e David Cameron, per parlare del destino del Rais e del conflitto libico. I due hanno anche scritto un pezzo a quattro mani sulle pagine del Times, in cui si ribadisce l’importanza della loro relazione transoceanica, che definiscono “essenziale anche per il resto del mondo”. Hanno ribadito poi che non staranno a guardare la Primavera araba mentre le aspirazioni dei manifestanti “vengono schiacciate da bombe, pallottole e fuoco di mortai. Siamo riluttanti a usare la forza ma quando i nostri valori e i nostri interessi vengono assieme sappiamo che abbiamo la responsabilità di agire”.

Anche l’Italia sta facendo la sua parte in questa guerra.
Siamo percepiti come mammoni o timorosi dei conflitti come se fossimo ancora negli anni Sessanta. Eppure abbiamo partecipato con schieramento di forze sia in Iraq che in Afghanistan. Mi auguro quindi che, chiusa la tornata elettorale, anche i giornali italiani tornino a occuparsi della Libia. il nostro principale deposito di energia.

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