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Sulla Zuppa di Porro Luigi Bisignani scrive: «Non si governa all’infinito per inerzia. L’astensione regala maggioranze, non consenso. E se Giorgia Meloni continua a brillare di luce propria, intorno a lei si muove una classe dirigente non alla sua altezza, chiusa tra auto blu e autoreferenzialità. Ecco perché, paradossalmente, la premier farebbe bene ad anticipare il voto al 2026: perché, se il “civismo” continua a crescere, i tanti piccoli Onorato disseminati per l’Italia e venuti a Roma per riconoscersi possono logorare la falange meloniana. E, nel 2027, metterla persino in crisi. Roma ha lanciato una sfida al sistema: alla sinistra, che deve svegliarsi; alla destra, che deve smettere di specchiarsi; e a un’intera classe politica che ha perso il senso del Paese reale».
Non è solo l’inerzia a consolidare il governo Meloni. Il ruolo acquisito da Roma nel contesto internazionale e la prudenza nella gestione dell’economia da parte di Giancarlo Giorgetti hanno offerto a Palazzo Chigi...
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