Meeting. I fischi a Letta e gli applausi a Lupi e Meloni

Record del segretario del Pd. Di Maio draghiano e Conte a casa. Voti (ironici) ai leader politici che hanno parlato a Rimini

“Nella diversità per il bene comune” è il titolo scelto per l’affollato, sia sul palco sia in platea, incontro dei politici quest’anno al Meeting di Rimini. Più di altre volte, c’è curiosità per sapere cosa hanno da dire i vari leader perché il voto è alle porte, il momento è grave e pure noi non ci sentiamo tanto bene. Certo, sette leader con quattro minuti a testa per svolgere un discorso, cosa vuoi che dicano? Appunto. Ma questa è la formula e ci si adegua ad ascoltare, sempre con attenzione, sperando che si eviti il talk show e, almeno, qualche idea venga fuori.

Sul palco ci sono Luigi Di Maio, Enrico Letta, Maurizio Lupi, Giorgia Meloni, Ettore Rosato, Matteo Salvini e Antonio Tajani. A moderare l’atarassico Luciano Fontana e il vulcanico Giorgio Vittadini. Rispetto all’anno scorso non c’è Giuseppe Conte (e te credo, ve la ricordate la figura da punching ball che fece?) e la Meloni è in presenza. Come l’anno scorso non c’è Roberto Speranza e come l’anno scorso non se ne è accorto nessuno.

Vittadini ha chiesto a tutti di confrontarsi su tre temi: la funzione dei partiti in relazione ai corpi intermedi, la scuola e la libertà di educazione, il lavoro.

Luigi Di Maio

Pronti via e si mette a parlare di energia. Ma la domanda non era su come riattivare il legame tra partiti e società, su come riagganciare la cinghia di trasmissione tra parlamento e gente comune, su come rinvigorire una partecipazione attiva, in presenza, con la politica? Sì, e Di Maio non ha risposte su questo. Gioca la carta dei “fatti”, fa il pragmatico, il concreto. Un modo, poco astuto, per non rispondere a domande in cui servirebbe un po’ più del Trivial Pursuit delle frasi fatte confezionato da qualche ufficio stampa. Ma l’uomo è questo: è passato da pasdaran dei gilet gialli a draghiano di ferro. È Tabacci con quarant’anni di meno e più capelli. Trasformista: 3.

Enrico Letta

A nostra memoria sono pochissimi quelli che in quarant’anni di storia del Meeting – pensate a quanti incontri si sono svolti qui a Rimini – sono riusciti a farsi fischiare da questa gente. Se va male, ti applaudono poco. Se va malissimo, stanno zitti e a braccia conserte. Ma se ti fischiano, bè, entri in una cerchia ristrettissima di gente di cui fanno parte solo Prodi, Veronesi, Binetti e qualcun altro di cui s’è persa memoria. Letta ci riesce lanciando l’idea di estendere l’obbligo scolastico alle scuole dell’infanzia e fino ai diciotto anni. La gente fischia e non ci sputa in un occhio solo per non dargli confidenza. Il record merita di essere ricordato col voto massimo. Mitico: 10 (a Letta) e 10 e lode (a chi ha fischiato).

Maurizio Lupi

Sui temi proposti è il più profondo e il più convincente. Sa quali parole usare e quali tasti toccare. Lo fa bene, è incisivo, non sbrodola, la gente apprezza e sottolinea con ripetuti battimani. Certezza: 8.

Giorgia Meloni

L’applauso più fragoroso se lo prende lei ed è l’applauso quando viene presentata, quindi il più significativo, indice di una stima che precede quanto dirà. Poi se la cava bene, facendo uscire la sua anima popolare («ho imparato di più a fare la cameriera che a stare in parlamento»), la sua tigna battagliera (su presidenzialismo e reddito di cittadinanza), la sua visione politica (le preferenze, l’Europa, le paritarie). Prima volta a Rimini. Promossa: 8.

Ettore Rosato

Molto meglio dello scorso anno, in cui era apparso più timido e meno lucido. Parla bene, è chiaro, non cerca lo slogan ed è capace sinteticamente di dare un’idea della complessità dei problemi. A noi è piaciuto: ci è parso un berlusconiano intelligente. Quindi non capiamo che ci stia a fare nella (simil) sinistra del Terzo Polo. Bravo ma cambia partito: 7.

Matteo Salvini

Partenza pessima. Anziché rispondere alla domanda vuole rassicurare la platea che lui è quello della vita, quello contro le droghe, quello che “crede” (come da slogan elettorale). La cosa è sottolineata visivamente anche da un Tau appeso al collo. Ma che bisogna c’è di imbonirsi il pubblico? Qui c’è gente che ha votato per vent’anni Berlusconi che, ehm, voglio dire, ci siamo intesi. Poi, va detto, Salvini ne azzecca parecchie: sì al nucleare, sì alle paritarie, per dire. Qualche altra idea risulta un po’ strampalata (togliere il test di medicina e poi valutare gli studenti dopo il primo anno, boh), ma di certo si percepisce che ha un sincero interesse per la gente del Meeting. Si può fare di più: 6.

Antonio Tajani

Tutto bene senza particolare verve. È un cecchino, non sbaglia i colpi che non deve sbagliare, non dice castronerie, sa che basta dire in maniera chiara quello in cui crede e qui verrà apprezzato. È così: 6,5.

Foto Meeting

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