Chi dice balle, Le Iene o tempi.it? Venerdì sera la iena Giulio Golia in un servizio della celebre trasmissione ha attaccato un nostro articolo. Qui il servizio andato in onda durante la trasmissione e qui l’articolo “incriminato”. Bene, facciamo un po’ di ordine, per mostrare ai nostri lettori cosa ci sia in ballo in questa storia, come fanno informazione Le Iene e come la fa tempi.it.
PIAZZA DEL PAESE. «Io credo che Le Iene abbiano fatto un pessimo servizio all’informazione, perché inducono il pubblico a pensare una cosa non vera: ossia che ci sia qualcuno pronto a curare tutti i mali e un mondo di cattivi». Il professore Paolo Bianco, direttore Laboratorio staminali del dipartimento di Medicina molecolare alla Sapienza di Roma, ha colto nel segno criticando l’informazione sulle cellule staminali e i trattamenti di Stamina divulgata dalle Iene con un «linguaggio da piazza del paese». E loro se la sono presa sul personale: hanno fatto spallucce, poi ironizzato e infine negato, insistendo con Giulio Golia che «non abbiamo fatto altro che raccontare la storia di Gioele, Celeste, Sofia». Le cose però non stanno proprio così.
IENE CONTRO NATURE. Sofia è attualmente in cura con Davide Vannoni, presidente di Stamina Foundation, che sostiene di «avere una cura a base di cellule staminali che porta alla guarigione». Le prime infusioni di staminali, che hanno fatto registrare dei miglioramenti nei pazienti, erano state vietate dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) prima dell’intervento del ministro Balduzzi che con un decreto ha autorizzato il trattamento. Nel servizio di venerdì 5 marzo Giulo Golia racconta che l’Aifa aveva «portato al blocco della cura compassionevole», che «a un certo punto è stata interrotta». Rispondendo alle accuse di Nature (la più importante e autorevole rivista mondiale in campo scientifico) afferma che «le critiche sono sempre ben accette ma chi ci attacca non sempre riporta informazioni esatte. Noi, Celentano e tanti altri non abbiamo mai chiesto di ammorbidire le leggi che regolano l’uso delle cellule staminali in Italia, al contrario abbiamo semplicemente raccontato ciò che chiedevano con forza le famiglie, cioè che si continuassero a rispettare le leggi e le regole esistenti che avevano consentito l’inizi delle cure compassionevoli».
UNA PICCOLA SVISTA. Ma prese dal «semplice racconto» Le Iene si “dimenticano” di dire “perché” l’Aifa ha bloccato i trattamenti, cioè perché «il laboratorio (…) dove il materiale biologico viene preparato e manipolato è assolutamente inadeguato», «non è disponibile alcun protocollo o resoconto di lavorazione», «non è disponibile alcun certificato di analisi», «i medici che iniettano il prodotto nei pazienti non risultano essere a conoscenza della vera natura del materiale biologico somministrato», «non risultano essere disponibili specifici pronunciamenti del Comitato Etico sul rapporto favorevole fra i benefici ipotizzabili e i rischi prevedibili del trattamento», eccetera. Per non rendere più complesso il «semplice racconto» si dimenticano di dire che una cura compassionevole, anche se non del tutto sperimentata, per essere legale deve dare prova di non essere dannosa per i pazienti. Il problema, come ricordava il presidente di AriSLA Alberto Fontana a Tempi, è che «i ricercatori di Stamina non hanno mai rivelato quali scale usano per valutare i miglioramenti nelle persone , né come trattano le cellule staminali, né che risultati hanno avuto in precedenza». Come affermava anche Francesca Pasinelli di Telethon: «Noi non abbiamo niente contro Stamina, perché non ne sappiamo niente. E non lo conosciamo perché Stamina non mette a disposizione della comunità scientifica i dati ottenuti e le tecniche impiegate».
DIFESA INOPPUGNABILE. Golia si dimentica di affrontare questo problema e per dimostrare che quelle di Bianco sono volgari accuse prive di fondamento e che non è vero che Le Iene «inducono a pensare che ci sia qualcuno pronto a curare tutti i mali e un mondo di cattivi», afferma nel servizio: «Da una parte ci sono le famiglie, tanta gente sul web che addirittura è scesa in piazza a protestare e anche personaggi pubblici come Celentano, Pieraccioni, Fiorello, tutti per il diritto delle famiglie di proseguire una terapia compassionevole già iniziata», sottinteso i buoni, «dall’altra parte un gruppo di rappresentanti della comunità scientifica molto critico verso il metodo Stamina e anche verso il ministro Balduzzi», sottinteso i cattivi.
ANCORA UNA SVISTA. Per difendersi agli occhi dell’opinione pubblica, Le Iene raccontano anche che gli sono state rivolte delle critiche da tempi.it. E contrattaccano. Ovviamente, si guardano bene dall’entrare nel merito del problema, come ricorda ancora Elena Cattaneo, direttore del centro di ricerca sulle staminali dell’Università di Milano: «Io soffro per queste famiglie a cui stanno dando speranze non giustificate. Potrebbero esserci effetti collaterali anche molto gravi. Noi non lo sappiamo. Io ogni giorno mi sottopongo al giudizio della comunità internazionale, comunicando dati, procedimenti e risultati con trasparenza e rigore. Stamina invece non mette a disposizione niente di tutto ciò». Il problema, insomma, è che «mancano i requisiti richiesti dalla legge» che servono a tutelare i pazienti e a non rischiare che vengano trattati come cavie, «sfruttando la disperazione delle famiglie», come scritto anche fuori dall’Italia da El país.
CONTRATTACCO. Le Iene non parlano di queste quisquilie ma si concentrano su due aspetti molto importanti, parlando del nostro articolo come di «capolavoro dell’informazione» e ricordando evangelicamente che «le bugie non si dicono». Due le cose contestate: le dichiarazioni di Alberto Fontana secondo cui Le Iene «anni fa pubblicizzavano i trattamenti miracolistici in Cina e Thailandia incentivando i viaggi della speranza» e un’altra «inesattezza» contenuta nel nostro articolo, dove si affermava: «Giulio Golia ha anche giocato un brutto scherzo alla fondazione Telethon, costringendoli con un “agguato” a un incontro faccia a faccia con Davide Vannoni. Senza preavviso Le Iene hanno fatto entrare Vannoni nella stanza dove era intervistato Alberto Fontana», che è anche membro di Telethon, «senza preavviso».
IL PREAVVISO C’ERA ECCOME. Che fosse «senza preavviso», contestano Le Iene, «è assolutamente falso». Eh già, proprio così. Durante l’intervista infatti Golia la butta lì all’improvviso: «Se vi proponessimo un incontro con Stamina? Noi stamattina dovremmo incontrare Vannoni, se lo chiamassi e lo facessi venire qua?». Secca la risposta di Fontana: «Io non sono uno scienziato e avrei qualche problema di dialogo specifico». Ma Golia insiste, sempre con la telecamera puntata in faccia a Fontana come una spada di Damocle, chiama Vannoni e poi chiede: «Tra dieci minuti può essere qua». Come dare torto alle Iene? Loro il preavviso l’hanno dato: Fontana, senza possibilità di tirarsi indietro per via della telecamera puntata, ha avuto ben dieci minuti per prepararsi a un incontro con Vannoni nonostante avesse appena dichiarato di non essere uno scienziato. E questo sarebbe un preavviso? Se non volete chiamarlo agguato, chiamiamolo allora “agguato con preavviso”.
CRITICA FEROCE. C’è poi la critica delle cure miracolistiche in Cina e Thailandia, e anche qui bisogna precisare qualcosina sull’informazione by Iene. «Non è affatto vero», ribatte Golia, che le hanno sponsorizzate perché tra il 2009 e il 2010 hanno intervistato tre persone a favore ma ben quattro contro e hanno sempre sottolineato l’alto costo del trattamento. Loro hanno usato il loro solito metodo: a qualcuno è andata bene, a qualcuno male, voi pensatela come volete, noi intanto vi facciamo conoscere questa possibilità, definita in un servizio delle Iene stesse dal professore Gianvito Martino, direttore divisione Neuroscienze IRCCS del San Raffaele, «una speculazione straordinaria sulla sofferenza». E Le Iene, che di speculazione se ne intendono, sono corse subito a dare conto di come questa speculazione a tre persone avesse fatto bene e a quattro male. Una critica spietata, insomma.
AVVOLTOI O CONIGLI? Ma ora Le Iene, sottolinea Golia, si occupano di «cure compassionevoli gratuite in strutture pubbliche italiane previste dalla legge e autorizzate da giudici italiani». Ancora una volta non si parla del perché l’Aifa le aveva bloccate. Non proprio un comportamento da iene, insomma. Più che altro da avvoltoi. O da conigli, se preferite.