Ma davvero serviva l’arbitro di porta?
Da regolamento dovrebbe intervenire per aiutare l’arbitro a prendere decisioni su quanto accade in area. C’è una palla che è non si capisce se sia entrata o meno? Ecco che dovrebbe intervenire lui, l’arbitro di porta. C’è un contrasto duro a pochi metri da dove si trova, difficile da giudicare per il direttore di gara? La sua visuale migliore dovrebbe dare una mano a fare chiarezza. Questi i presupposti con cui si è voluto allargare la terna arbitrale da 4 a 6 giacchette, decisione adottata anche dalla federazione italiana a partire dalla scorsa estate. Ma specie dopo quanto visto ieri a San Siro, con un rigore decisamente dubbio regalato al Milan dall’arbitro Rizzoli con la complicità dell’assistente De Marco, un po’ di perplessità su queste nuove figure calcistiche viene.
QUEL GOL IN UCRAINA. L’arbitro di porta è una delle iniziative portate avanti da Platini nella sua politica calcistica alla guida della Uefa, sperimentata per tre anni nelle coppe europee e, dopo gli scorsi Europei, approvata in via ufficiale. Non che in Ucraina e Polonia questi nuovi soggetti avessero fatto una bella figura: l’episodio che per forza torna alla mente è il gol fantasma di Devic, attaccante della nazionale di casa autore di una rete non convalidata dalla terna contro l’Inghilterra, sebbene il giudice di linea si trovasse perfettamente all’altezza del palo, a pochissimi metri dal pallone. Impossibile non vedere che la palla è entrata, a occhio, di una trentina di centimetri. Eppure da lì a poco gli arbitri addizionali iniziarono a essere accettati anche nei campionati nazionali, a partire da quello italiano.
UNA TERNA GIÀ IN DIFFICOLTÀ. 12 occhi vedono meglio di 8, si dirà. E in via assoluta è un ragionamento vero. Ma di sbagli in area di rigore quest’anno ne abbiamo avuti comunque tanti, con una terna arbitrale tante volte indecisa sulle decisioni da adottare (come ad esempio in Catania-Juve, quando il guardalinee accordava un gol che poi l’arbitro annullava) o protagonista di sviste clamorose (come ad esempio il gol di Vidal in Juve-Inter). Se l’errore di ieri sia responsabilità di De Marco o Rizzoli è difficile capirlo, ma davvero c’era bisogno di nuovi assistenti per l’arbitro, spesso imperfetti nel loro operare, e complici nel creare confusione quando c’è da prendere una decisione?
MEGLIO LA TECNOLOGIA. Delle polemiche del lunedì non ci priveremo mai, e non tanto per le presunte influenze che gli arbitri risentirebbero verso questa o quell’altra squadra. L’imperfezione fa parte del gioco, cercare di risolverla aumentando le voci in capitolo rischia solo di mettere più difficoltà l’autorevolezza dell’arbitro, figura che in campo si trova forte di una preparazione e di una freddezza che da lui ci si aspetta. Inutile quindi, credo, avere arbitri di linea da interpellare anche su calci di rigore, gol dubbi o altre azioni vicine alla porta. Meglio, forse, affidarsi alla tecnologia che la Fifa intende adottare dalle prossime rassegne sportive: l’occhio “artificiale” nel rugby funziona, in tempi rapidi e scansando il rischio di diatribe eterne. Per il resto, mettiamoci il cuore in pace e accontentiamoci degli arbitri. Uno in campo basta e avanza.
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