Mentre la sua corsa alla Casa Bianca, in quanto donna, è sostenuta da molte femministe americane, c’è tutta una parte di quel mondo a cui non piace Hillary Clinton. Si potrebbe dire, più correttamente, che la detesta. Tra i personaggi di maggior spessore vi è sicuramente Camille Paglia, lesbica, intellettuale sui generis dalle intuizioni fulminanti (qui la sua intervista a Tempi). Oggi Repubblica ha proposto la traduzione di un suo articolo apparso su Salon. Ne riportiamo un passaggio.
Ma quali autentici successi lascia Hillary dietro di sé, dopo una carriera così evanescente per ciò che concerne i risultati concreti? È vero, le hanno assegnato un incarico dopo l’altro, ma per lo più in ragione del suo legame, assai poco femminista, con un uomo. Da senatrice non ha dato vita a nulla di significativo, e da segretaria di Stato è inciampata in un catastrofico fiasco dietro l’altro, accrescendo la destabilizzazione del Nordafrica e del Medio Oriente.
Quando e in che modo Hillary è assurta allo status di presunta icona del femminismo, come sembrano evidentemente credere così tante giovani donne? La sua fama ha sempre avuto i suoi presupposti non in un risultato da lei conseguito bensì nel suo matrimonio con un uomo carismatico, oggi rimbambito.
(…) Dopo due campagne elettorali nazionali, dovrebbe essere ormai ovvio che Hillary non possiede né l’istinto né l’abilità naturale di comprendere l’opinione pubblica e di comunicare come esige la carica di presidente. E il sessismo non ha niente a che fare con tutto questo.
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