
L’Ue non vede di buon occhio la modifica degli accordi di Schengen
Si sapranno domani i contorni esatti della proposta di modifica degli accordi di Schengen messa a punto da Cecilia Malström, Commissario europeo agli affari interni. Si riuniscono infatti a Bruxelles i ministri degli Interni dei Ventisette per decidere se e come venire incontro alle richieste formulate dai capi di governo di Italia e Francia, Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy, al summit italo-francese del 26 aprile.
Per ora si sa solo che la proposta prevede una clausola di sospensione che permetterebbe la reintroduzione dei controlli alle frontiere interne dell’area Schengen. I controlli però sarebbero possibili solo a condizioni molto precise e verrebbero monitorati a livello europeo, e dal modo in cui la Malström si è finora espressa pare che una crisi come quella rappresentata dai 25 mila tunisini e africani sbarcati a Lampedusa non sarebbe considerata sufficiente a innescare la clausola di sospensione.
«È molto importante che non si indebolisca l’intera idea di Schengen», ha precisato circa la reintroduzione dei controlli, «che non sia fatta unilateralmente, e che sia basata su criteri ben precisi e limitati nel tempo e che ci sia una decisione europea intorno a questo. Altrimenti, rischiamo che vada in crisi l’intero sistema». Attualmente i controlli alle frontiere possono essere reintrodotti solo per motivi di ordine pubblico, e difatti alcuni governi hanno fatto ricorso a questa clausola in occasione di summit del G8.
Il Parlamento europeo ha preso molto male la prospettiva di una possibile restrizione della libertà di movimento all’interno della Ue. Il capogruppo socialista Martin Schulz ha definito la riforma a venire «esagerata e fuori luogo», quello dei liberali Guy Verhofstadt la considera addirittura «una vergogna», il verde Daniel Cohn-Bendit ha persino rievocato la tragedia degli ebrei respinti da molti paesi europei al tempo delle persecuzioni naziste, e anche il popolare Manfred Weber ha espresso una solidarietà tiepida ai governi italiano e francese (entro i quali i partiti principali pure appartengono al Partito popolare europeo) per i problemi che si trovano oggi ad affrontare, sottolinenando che «dobbiamo assicurarci che il principio della libertà di movimento non sia danneggiato in alcun modo».
Sarebbero 650 mila fino ad oggi le persone fuggite dalla Libia a causa della guerra in corso, mentre l’anno passato sono stati 236 mila i richiedenti asilo in tutta l’Unione Europea. Dopo il summit del 26 aprile, la Francia ha di fatto cessato di ostacolare il passaggio di tunisini dotati di permesso di soggiorno temporaneo italiano sul suo territorio, in cambio del sostegno politico dell’Italia alla riforma di Schengen in senso restrittivo. Belgio, Germania, Olanda e Austria minacciano di reintrodurre controlli di frontiera se l’Italia continuerà a rilasciare visti agli immigrati clandestini dal Nordafrica.
Il 24 giugno prossimo i capi di governo dei Ventisette si riuniranno per concordare politiche migratorie comuni a livello europeo. Attualmente l’area Schengen comprende tutti i paesi della Ue tranne Cipro, Regno Unito, Irlanda, Romania e Bulgaria.
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