L’Italia dei Valori istituisce il “noviziato” di un anno per quanti intendono entrare nel “convento” del partito. L’esecutivo, riunito ieri a porte chiuse a Tivoli, prende provvedimenti per arginare i cambi di casacca, come quelli di Razzi e Scilipoti passati nel centrodestra.
Prima di assumere incarichi all’interno del partito o ruoli pubblici, gli iscritti dovranno verificare la compatibilità con le regole e l’indirizzo politico del gruppo giustizialista. L’esecutivo nazionale ha riconfermato piena fiducia al leader, dopo le frizioni delle ultime settimane scaturite proprio dai cambi di casacca. «Con forza – ha detto Antonio Di Pietro – abbiamo deciso che chi non si riconosce nelle nostre idee, nella nostra politica, nei nostri modi di fare, deve lasciare l’Idv: o spontaneamente o spintamente».
Per Alberico Giostra, giornalista Rai, la metafora è azzeccata: il cosiddetto noviziato, infatti, «conferma l’istituzione di un ambiente claustrale, in cui prevale la devozione per il frate priore, Di Pietro». Ad ogni modo, la misura arriva tardi ed è comunque «evidentemente insufficiente. Non dimentichiamoci che Scilipoti e Razzi erano entrambi militanti decennali».
Non solo. Uno dei punti della risoluzioni politica ed organizzativa approvata a Tivoli dai dirigenti del partito (e pubblicata per intero sul blog di Antonio di Pietro) stabilisce che non si possono candidare parenti, aggiungendo furbescamente «salvo motivate eccezioni».
Secondo Giostra, si tratta di un’espressione problematica: «Fatta la norma, è già prevista la deroga. Scommettiamo che la prima riguarderà Cristiano di Pietro, figlio di Antonio, che sta aspettando le elezioni regionali?»