
L’io, il potere e le opere (di Misericordia)
Caro Luigi, si sta facendo un gran battage sul dibattito che si è aperto sulla questione di un provvedimento di clemenza per il tanto bistrattato carcerato, il quale, povero cristo, è sempre strumento di basse strategie.
E’ sotto gli occhi di tutti “coloro i quali non sono orbi” che da oltre 10 anni si è andata formando la tendenza, da parte di certe forze politiche, a fondare la propria campagna elettorale sull’emergenza criminalità, la via giudiziaria è un mezzo abusato che tuttavia funziona sempre. Certa stampa (quasi tutta) ci si è costruita la carriera, i sociologi, i pentiti, i post-comunisti, i post-fascisti e chi più ne ha più ne metta, tutte in concorrenza tra loro e con le categorie affini hanno riempito i palinsesti, contribuendo a rendere ancora più confusa e faziosa la televisione.
Insomma, il comune cittadino che per anni è stato bombardato da un’informazione forcaiola e demagogica si è inevitabilmente formato alla scuola della tolleranza zero, quindi non riesce più a trovare la misura giusta per elaborare una posizione misurata e adeguata alla realtà, come si può pretendere che non agiti la forca anche di fronte al più cruento furtarello? Allora ecco che, Grandissimo, il Nostro Giovanni Paolo II li ha messi tutti in ambasce senza neppur aver proferito verbo.
Sappiamo bene che l’amnistia la vogliono tutti quanti, nel Paese e in Parlamento, fa comodo a tutti, a chi per ragioni di bottega o a chi per interesse indiretto, però quasi tutti i partiti e i parlamentari si sono sempre schierati, con un accanimento senza pari, contrari a promulgare un qualsiasi provvedimento di clemenza…..perché? Fa perdere voti, è chiaro! Vai a spiegare alla “gente” perché si è reso necessario e non più procrastinabile un provvedimento di clemenza che equilibri i disastri che sono stati fatti in materia di giustizia…come giustificare che i tribunali in Italia hanno operato un vero stillicidio del diritto distruggendo la vita di decine di migliaia di persone…operando così uno sterminio di affetti familiari in altrettante famiglie…Vai a spiegare alla “gente” perché sono state create ad hoc certe emergenze? L’Italia è il Paese delle emergenze! Come gli si potrebbe spiegare alla “gente” che servivano gli strumenti per creare apparati giudiziari, con poteri fortissimi e con finanziamenti illimitati per processare i vari Andreotti, Forlani, Mancini, Carnevale, Berlusconi etc….
Ormai credo sia chiaro per tutti che si è vissuto per circa 10 anni in uno stato “retto” da un comitato rivoluzionario permanente e neppure, poi, tanto capace di gestire gli intrighi di Palazzo, se, poi, alla fine i veri “nemici” politici che intendevano abbattere sono stati assolti tutti con relativo sputtanamento dell’ignobile disegno. Questo non gli è riuscito perché la “gente” non è poi così sprovveduta come speravano…..
……intanto, i reietti, ……tutti quei poveracci che non avevano di che difendersi, per i quali nessuno si sarebbe potuto azzardare a spendere una parola, ebbene, quelli, invece, si che sono rimasti stritolati da quel meccanismo perverso che li ha spazzati via tutti! Per questo dobbiamo dire, tutti, un grande grazie alla Chiesa che ha saputo farsi interprete di quel disegno nel denunciare questa tragedia immane.
Inoltre quanto È avvenuto a Sassari, ( che rappresenta soltanto la punta dell’iceberg) dove sono stati arrestati ottanta agenti di polizia penitenziaria, la Direttrice del carcere e il Provveditore alle carceri della Sardegna, ha consentito di portare alla luce, una realtà cui nessun cittadino poteva riuscire a credere, in genere la “gente” È prigioniera di quei luoghi comuni che vorrebbero far credere che il carcere come un Hotel a cinque stelle,per favore….qui comanda chi non sa e obbedisce chi non deve…..
Caro Direttore, tu che qualche volta sei entrato in carcere per “visitare chi era carcerato” hai visto che cosa È una prigione e quale sia il “modus operandi” con cui questi luoghi sono gestiti.
Forse ora chi “non è orbo” comincerà a capire cosa È il carcere.
Questi avvenimenti, insieme alla mediazione del Papa, hanno contribuito a stabilire delle condizioni che oggettivamente hanno tolto dall’imbarazzo la classe politica e sdoganato un’idea (l’indulto) che si era mutuata in tabù. Tuttavia la sciatteria di certi impiegati dello Stato non cessa mai;infatti, eccoli impiegati nei dibattiti televisivi a disquisire e calcolare quali tipologie di reato si debbano escludere e quali, invece, ammettere alla “clemenza”…allo scopo di trattare la possibilità di fornire l’appoggio al voto a patto che….perdendosi in complicati conteggi di bottega e a perseverare negli intrighi di Palazzo.
Nessuno ha voluto comprendere il nesso dell’alto valore intrinseco, di solidarietà e pacificazione, del messaggio del Papa con la semplicità tecnica del provvedimento suggerito nel documento presentato dall’assemblea della CEI.
Nei corridoi del “palazzo” i più si stanno sperticando in improbabili importi dialettici tra l’aritmetica e la politica di bottega.
Se andiamo a rivedere quel passaggio del documento di cui si È fatto interprete il Cardinale Ruini, si evince facilmente che non si chiede un’amnistia….queste sono state invenzioni giornalistiche di basso profilo praticate nel tentativo di bruciare il messaggio del Papa. Infatti, il documento recita:…..”in occasione della celebrazione giubilare del 9 luglio chiediamo ai governi di voler promulgare un provvedimento di clemenza per tutti i detenuti, secondo un criterio di equità….”
Come si traduce? Io credo che quel “principio di equità” lo si debba intendere nel senso di proporzione. Per questo, quindi, decurtare un tot. di pena in percentuale alla condanna inflitta, per esempio: diminuire di 1/3 la pena da scontare a tutti i condannati.
Se si voleva superare lo scoglio del voto dei 2/3 dell’assemblea, necessario per far passare un disegno di legge di amnistia ai sensi dell’art. 151 c.p., si sarebbe potuto fare un decreto di legge ad hoc, teso a diminuire di 1/3 le pene inflitte a tutti i condannati, utilizzando in tal modo l’istituto del decreto di legge che richiede il voto della metà più uno. Siamo diventati, invece, oggetto di mercato anche in questo caso; in più senza neppur poter sperare di avere quel tanto vituperato principio di equità.
Per cui chi era stato condannato a due anni di carcere, con un condono di due anni uscirà subito e non c’È proprozionale con chi ha preso vent’anni di condanna…..scalando, invece, un tot. in proporzione si ottemperebbe a quel richiamo del Papa:…”secondo un principio di equità….. Chissà mai…..
Bruno Turci, carcere di Bergamo.
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Caro Direttore, sai bene che non mi professo innocente, né mi considero buono, e men che meno buonista o garantista. E anche la solidarietà verso i miei compagni di detenzioni e solo una solidarietà di naufraghi, senza alcun giustificazionismo di matrice sociologica, o ideologica: un soffrire insieme, quella sinpatheia che ti fa vedere nella maschera dell’altro il tuo stesso volto, quel “tu” dove si riconosce l’essenza vera dell’umano, il suo valore e la sua sacralità.
La constatazione, come nelle parole di Don Giussani, che “tu sei”, sei anche me, in quell’Uno che ci comprende tutti. E allora non posso abusare di te, non posso usare di te come una cosa, no posso decidere di te, non posso finalizzarti ai miei scopi, o ai piani e ai progetti della società. NO! E questo invece mi pare sia proprio quello che sta avvenendo ora con la storia dell’amnistia. Quando molti religiosi, anche importanti, hanno cristianamente auspicato un gesto di clemenza verso i detenuti nel corso dell’Anno Santo, e di quando il Papa, il prossimo 9 luglio, celebrerà a Regina Coeli il Giubileo del Carcerato, in ricordo anche di colui che fu prigioniero e condannato…..
Perché su questo gesto di perdono e di conciliazione si è scatenata da mesi la bagarre dei politici: chi a proprorre un’amnistia per ragioni umanitarie e chi a negarla per ragioni di ordine pubblico, chi a riscoprire le proprie radici garantiste nel momento della sconfitta annunciata e chi a invocare rigore per mere ragioni elettorialistiche, chi a definire necessaria l’amnistia per ragioni di sicurezza nelle carceri e chi a mercanteggiare per includervi o escludervi questo o quel reato riguardante appunto loro, i politici, chi a sostrenerla rifacendosi alla santità dell’evento giubilare e chi a negarla col pretesto della laicità dello Stato-quando pur la laicissima e giacobina Francia proprio per il Giubileo ha concesso un’ampia amnistia, e senza nessun scandalo….E poi tutta l’eco nei giornali e in televisione, coi giornalisti, i commentatori, i conduttori, a mescolare sacro e profano, citazioni bibbliche e scontate immagini di carceri, pochi pacati interventi ed esagitate esternazioni di partiti, giuduci, prelati, poliziotti, a contraddirsi a vicenda e tra loro stessi coi distinguo, i conteggi, le statistiche…..E qesti altri infine, che dai loro fortunatamente brevi trascorsi carcerari si sono sentiti chiamati a rappresentare le richieste di tutti noi, detenuti per un’umanizzazione delle carceri e un riequilibrio delle pene-non considerando che proprio le loro vicende e la loro continua presenza nei media convincono la gente che è già fin troppo facile uscirsene dal carcere……Solo per loro però, non certo per noi! E la parte dei detenuti in tutto questo? In tutto questo inventare storie su una cosa, l’amnistia per il Giubileo, che proprio per essere stata ridotta a mero fatto politico, non ha alcuna possibilità di sottrarsi alla logica dello scontro e di ottenere la necessaria maggioranza dei due terzi del Parlamento? Per tuti noi ora questa storia sta diventando una sorte di raffinato e crudele aggravamento di pena, la tortura della speranza, stretti nel laccio delle chiacchere, dei giornali, della televisione……
Di questa sorta di crudele gioco delle parti dove la posta in gioco siamo noi, la nostra vita, il nostro destino, i nostri sentimenti.
Perché da mesi ormai anche in questa mia sezione “ad elevato indice di vigilanza cautelativa”-dove qualche anno di amnistia o indulto ci cambierebbe ben poco nel totale della condanna-si vive con l’ansia indotta da ogni dichiarazione di questo o di quel politico; e ancora peggio durante i colloqui, quando qualche moglie, qualche anziano genitore si rivolge a me, pensando che come prigioniero politico possa avere chissa quali informazioni, per chiedere una conferma alle loro speranze, e vedere lo sguardo dei miei compagni, e cos” anch’io debbo prestarmi alla finzione…..Ma non è giusto che oltre alla galera ci facciano tutto questo! Col rischio anche che alla fine la delusione e la disillusione per tutte queste false promesse spingano a cercare una via di scampo in disperati gesti di protesta- la cui risposta sarà la solita, qui in carcere: coi pestaggi, le punizioni, gli anni di galera aggiunti alla condanna……..
E allora, caro Direttore, anch’io che non sono garantista e non sono cristiano voglio provare a scrivere due parole a favore di questa amnistia in occasione del Giubileo. Molto sommessamente, sperando in quel tanto di serenità e di pudore che ha ogni gesto necessario.
Un’amnistia che può avere senso e realtà solo se è proprosta senza avanzare ragioni politiche e sociali: un’amnistia come gesto di clemenza e perdono, nella prospettiva di un “dimenticamento dei mali”, di quel male che sicuramente abbiamo fatto, ma da cui vorremmo poterci liberare.
In questi luoghi, dove resta forse spazio, anche spiritualmente,per la carità e la grazia, ma dove ogni discorso di giustizia, di opportunità, di convenienza è quotidianamente smentito dai fatti e dalle circostanze, e appare ormai solo come beffa ed inganno, abuso e strumentalizzazione.
Sperando allora in un miracolo, il miracolo di un’amnistia, Perché il carcere non resti il luogo da dove è fuggita anche la speranza, e dove l’unica realtà che rasta è pena e sofferenza.
Carcere di Livorno 21 giugno 2000.
MARIO TUTI.
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