L’Imu è una tassa rompicapo. L’unica cosa certa è che è un disastro per i contribuenti

Di Matteo Rigamonti
06 Dicembre 2012
I Comuni hanno alzato le aliquote perché il governo non ha saputo dire per tempo a quanto sarebbe ammontato il gettito complessivo. Intervista a Gianni Trovati, esperto di fiscalità degli enti locali del Sole 24 Ore.

«L’Imu è un disastro per i contribuenti che devono effettuare un doppio conguaglio e pagarla diventa un vero rompicapo». A parlare è Gianni Trovati, l’esperto di Imu e fiscalità degli enti locali del Sole 24 Ore: «È un’imposta ancora poco chiara. Ma ormai siamo già in un clima da campagna elettorale e, per questo motivo, ogni chiarimento è rimandato al 2013». Per ora, dunque, non resta che tenersi la tassa così com’è. Ed è spesso un salasso per i contribuenti, visto che i comuni – per compensare i tagli del governo – spesso hanno alzato le aliquote. Si calcola che il gettito raggiungerà complessivamente i 23 miliardi di euro, non più i 18 che inizialmente si credeva.

Trovati, il Sole 24 Ore ha stimato che il saldo dell’Imu costerà ai contribuenti italiani 5 miliardi in più di quanto sarebbe costato se i comuni non avessero aumentato così tanto le aliquote. Perché i comuni hanno preso questa decisione?
I comuni hanno alzato così tanto le aliquote Imu per due semplici ragioni. Anzitutto per compensare i tagli che hanno subito i fondi di riequilibrio e i trasferimenti erariali per effetto delle norme contenute nel Salva Italia che ha introdotto l’Imu e della spending review di luglio. Buona parte dell’aumento invece è figlia del fatto che, fino a fine ottobre, il governo non aveva ancora chiarito a quanto sarebbe ammontato il gettito Imu e quindi i comuni non potevano avere un quadro chiaro sulle entrate a loro disposizione. Di conseguenza hanno alzato verso il massimo le aliquote. Abbiamo anche calcolato, inoltre, che dei 5 miliardi di aumento dell’esborso per l’Imu, ben 2 sono figli dell’incertezza continua che è aleggiata intorno al meccanismo pasticciato dell’Imu; mentre solo 3 sono dovuti all’effettiva necessità di compensare i tagli centrali. Infine, sull’abitazione principale in genere il saldo è uguale o di poco superiore all’acconto; il problema piuttosto è sulle seconde case, sui negozi e sulle imprese, dove il saldo spesso è più del doppio dell’acconto.

Le tredicesime degli italiani serviranno, come scrivono alcuni, a pagare l’Imu? Il governo lo sapeva quando ha pensato le scadenze delle rate?
Diciamo che il fatto che il saldo arrivi proprio nei giorni della tredicesima rende evidente il problema di fondo per cui assistiamo impotenti a un grosso aumento della pressione fiscale che serve per aggiustare i conti pubblici, ma che colpisce però i conti privati, con un danno evidente per i consumi e l’economia reale.

I comuni insistono nel domandare che i proventi dell’Imu siano redistribuiti anche a fronte dei molteplici tagli che hanno subito. Hanno ragione?
Un riequilibrio è necessario per evitare la confusione che nasce dal fatto che ora un pezzo del riscosso va allo Stato e un pezzo ai comuni. La proposta che è giunta al governo, e che deve essere ancora valutata, prevede un netta distinzione tra le basi imponibili: se ho una casa, pago al comune; se ho una fabbrica, allo Stato. Una soluzione di questo tipo servirebbe anche per rendere trasparente il collegamento tra la tassazione e la rappresentanza politica, così che anche il contribuente possa sapere con chi arrabbiarsi quando all’inasprimento fiscale non corrisponde un corrispettivo aumento dei servizi.

L’ingiustizia che subiscono le scuole paritarie, che non hanno alternativa a pagare l’Imu, è un duro colpo per l’istruzione e per le famiglie. Non c’è speranza che qualcosa possa cambiare?
Fino ad ora il governo si è mostrato abbastanza rigido in merito. E questo non per una ragione ideologica, bensì perché l’esecutivo ha deciso di respingere al mittente ogni richiesta di adottare misure che costino allo Stato. Ma questo rende problematico risolvere normativamente il problema. Tutto dipenderà dall’attuazione che daranno i comuni della norma, soprattutto se la dicotomia Stato-comuni sulla percezione degli introiti sarà confermata.

Vuol dire che i comuni possono non far pagare l’Imu alle scuole paritarie?
Voglio dire che la norma fissa soltanto i criteri di esenzione che tutti conosciamo; mentre è il comune che deve occuparsi di contestare eventuali violazioni, laddove vi siano.

Ormai è tutto deciso? Il governo non consentirà sconti a nessuno?
Credo che per il 2012 sia tutto già deciso, nel 2013 vedremo. Senza dubbio l’Imu è un’imposta ancora tutta da chiarire, soprattutto perché è un disastro per i contribuenti che devono effettuare un doppio conguaglio e pagarla diventa un vero rompicapo. Il clima elettorale, purtroppo, però, ormai è dominante.

@rigaz1

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1 commento

  1. Su Connottu

    Sottoscrivo le osservazioni di Bruno Mardegan

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