Libia, il Gruppo di contatto decide di aiutare «materialmente» gli insorti

Di Redazione
14 Aprile 2011
Riconosciuto dai 20 paesi più l'Unione Africana il diritto dei ribelli rappresentati dal Consiglio nazionale transitorio libico all'autodifesa. Scopo della conferenza è «sostenere il popolo libico perché possa decidere della sua sorte e difendersi». Il ministro degli Esteri Franco Frattini: «Si tratta ora di stabilire, come ritengo, se questo intervento non violi la risoluzione Onu oppure sì»

Si è conclusa la riunione del Gruppo di contatto sulla Libia, riunita a Doha, in Qatar, per trovare una soluzione politica alla crisi e per l’uscita di scena di Muammar Gheddafi. Anche i rappresentanti dell’Unione Africana, dopo aver disertato la prima conferenza a Londra, erano presenti a Doha con l’obiettivo di «sostenere il popolo libico perché possa decidere della sua sorte e difendersi», come ha detto durante l’introduzione il principe del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani.

«La nostra comune posizione» ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, «è che Gheddafi abbia iniziato una guerra civile e se ne debba andare, ma ci deve essere una soluzione politica e non militare».

Alla conferenza hanno partecipato anche i ribelli con sede a Bengasi. Ali Al Isawi, “ministro degli Esteri” del Consiglio nazionale transitorio libico, ha dichiarato che «ottenere armi non è la nostra priorità», anche se all’Agence France Presse ha rivelato di voler chiedere alla Nato di intensificare i raid aerei.

Al termine della conferenza, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha dichiarato che «nel gruppo di contatto di Doha si è aperta una riflessione importante che porta a menzionare nel documento finale aiuti materiali per l’autodifesa dell’opposizione: vuol dire armi ma non solo, anche strumenti di comunicazione e apparati per l’intercettazione delle comunicazioni radio del regime. Vuol dire dare all’opposizione la possibilità di difendersi».

Se anche l’Italia consegnerà materialmente armi ai ribelli non è chiaro perché, ha detto Frattini, «ogni paese potrà valutare come aiutare, si tratta ora di stabilire, come ritengo, se questo intervento non violi la risoluzione Onu oppure sì». Di certo, ha aggiunto, «alcuni paesi stanno già decidendo di aiutare materialmente i ribelli a livello bilaterale ma il risultato importante raggiunto oggi è stato il riconoscimento che l’autodifesa dell’opposizione non può essere dimenticata».

Quello che bisogna evitare, insiste il ministro italiano, è che «un cessate il fuoco, che non significa la legittimazione di Gheddafi e quindi la divisione in due della Libia, porti a un’assemblea costituente in grado di indire libere elezioni e rilanciare lo sviluppo economico».

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.