Libia, anche il Vietnam è cominciato con l’invio di consiglieri militari – Rassegna stampa/1

Di Redazione
21 Aprile 2011
Ieri la decisione di inviare ai ribelli consiglieri militari. Non per addestrarli a «combattere ma per aiutarli a organizzarsi a difendere la popolazione». Sir Manzies Campbell, ex leader dei LibDem, ricorda che anche il Vietnam era cominciato allo stesso modo. Mesi fa l'Alleanza diceva che non avrebbe mai bombardato. A misurata un colpo di mortaio uccide i giornalisti Chris Hondros e Tim Hetherington

Sir Manzies Campbell, ex leader dei LibDem, ieri ha visto subito il rischio nella notizia che la Gran Bretagna, ma anche l’Italia e la Francia, stanno mandando istruttori militari per aiutare i ribelli libici a resistere contro le forze di Muammar Gheddafi. «Il Vietnam è cominciato con un presidente americano che mandava consiglieri militari. Dovremmo procedere con cautela». Questo tipo di appoggio è stato spesso il capitolo iniziale di operazioni militari massicce” (Foglio, p. 1).

Il ministro degli Esteri britannico William Hague ha però ribadito che «non addestreranno le forze libiche a combattere e nemmeno le armeranno o equipaggeranno; sono là per aiutarli a organizzarsi a difendere meglio la popolazione civile». “Eppure, la storia dell’intervento occidentale a guida Nato contro Gheddafi è fatto di promesse di neutralità giocoforza non mantenute, di livelli di coinvolgimento progressivi, sempre più intensi e sempre negati come irrealizzabili fino al momento in cui non si sono invece realizzati. (…) Sembra passato un secolo, ma anche i bombardamenti che ormai vanno avanti da un mese all’inizio erano stati esclusi dalle opzioni possibili: poi si era dovuta salvare Bengasi e non si è più smesso” (Foglio, p. 1).

A Misurata, i ribelli chiedono un intervento sempre più massiccio della Nato perché fermi i bombardamenti delle truppe di Gheddafi. Ieri in quella che è stata ridefinita la Sarajevo libica, sono morti colpiti da un colpo di mortaio due giornalisti americani, Chris Hondros (candidato al Pulitzer) e Tim Hetherington (candidato all’Oscar per un suo documentario).

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