La lettera di Valditara agli studenti sulla caduta del Muro e i danni del comunismo

Di Redazione
09 Novembre 2022
Il ministro dell'Istruzione ha scritto a tutte le scuole ricordando «il fallimento dell'utopia rivoluzionaria» socialista. Finalmente una parola diversa nei nostri istituti. «Il 9 novembre festa della nostra liberaldemocrazia»
Muro Berlino lettera Valditara
Gli ultimi momenti che precedono la caduta del 'Muro di Berlino', in una foto d'archivio del novembre 1989 (foto Ansa)

Pubblichiamo il testo della lettera che il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha inviato, tramite i dirigenti scolastici, a tutti gli studenti italiani. Un fatto significativo sia per forma sia per contenuto. Il ministro invita i ragazzi a riflettere sull’anniversario della caduta del Muro di Berlino, un evento storico che «gli storici hanno molto studiato e continueranno a studiare», ma che merita di essere giudicato anche da chi frequenta le aule scolastiche.

Esse non sono solo il luogo dove apprendere pur necessarie nozioni, ma soprattutto l’ambito in cui si cresce, si è aiutati a maturare, si diventa adulti. E si diventa grandi se si impara, confrontandosi, a giudicare cosa accade nel nostro tempo. Anche su questo il ministro non è reticente né politicamente corretto ricordando come il sogno comunista si è sempre trasformato in un incubo per le popolazioni che l’hanno subìto (e non è ancora finita, come si evidenzia nel passaggio sulla Repubblica Popolare Cinese).

In una scuola spesso animata solo da giornate per l’ambiente o da corsi sul bullismo, finalmente una parola diversa, finalmente si può provare a “volare un po’ più alto”. Un plauso, dunque, al ministro, che invita i giovani a interrogarsi su cosa siano l’utopia e la libertà, mettendoli in guardia, come dice la meravigliosa citazione di Pascal, da tutte quelle ideologie che dipingono l’uomo come un angelo o una bestia, «e disgrazia vuole che chi vuol fare l’angelo fa la bestia». (eb)

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Il 9 novembre 2022 si celebra il “giorno della libertà”, in ricordo dell’abbattimento del muro di Berlino, istituita con Legge 15 aprile 2005, n. 61. In questa importante occasione di ripensamento della storia, ho ritenuto di scrivere la lettera indirizzata agli studenti della scuola italiana, che trovate di seguito.

Colgo l’occasione per salutare ciascuno di Voi e tutto il personale delle vostre scuole, che con fatica svolge l’arduo compito educativo di istruzione e formazione.

Care ragazze e cari ragazzi,

la sera del 9 novembre del 1989 decine di migliaia di abitanti di Berlino Est attraversano i valichi del Muro e si riversano nella parte occidentale della città: è l’evento simbolo del collasso del blocco sovietico, della fine della Guerra Fredda e della riunificazione della Germania e dell’Europa. La caduta del Muro, se pure non segna la fine del comunismo – al quale continua a richiamarsi ancora oggi, fra gli altri paesi, la Repubblica Popolare Cinese – ne dimostra tuttavia l’esito drammaticamente fallimentare e ne determina l’espulsione dal Vecchio Continente.

Il comunismo è stato uno dei grandi protagonisti del ventesimo secolo, nei diversi tempi e luoghi ha assunto forme anche profondamente differenti, e minimizzarne o banalizzarne l’immenso impatto storico sarebbe un grave errore intellettuale. Nasce come una grande utopia: il sogno di una rivoluzione radicale che sradichi l’umanità dai suoi limiti storici e la proietti verso un futuro di uguaglianza, libertà, felicità assolute e perfette. Che la proietti, insomma, verso il paradiso in terra. Ma là dove prevale si converte inevitabilmente in un incubo altrettanto grande: la sua realizzazione concreta comporta ovunque annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte. Perché infatti l’utopia si realizzi occorre che un potere assoluto sia esercitato senza alcuna pietà, e che tutto – umanità, giustizia, libertà, verità – sia subordinato all’obiettivo rivoluzionario. Prendono così forma regimi tirannici spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare. La via verso il paradiso in terra si lastrica di milioni di cadaveri. E si rivela drammaticamente vera l’intuizione che Blaise Pascal aveva avuto due secoli e mezzo prima della Rivoluzione russa: «L’uomo non è né angelo né bestia, e disgrazia vuole che chi vuol fare l’angelo fa la bestia».

Gli storici hanno molto studiato il comunismo e continueranno a studiarlo, cercando di restituire con sempre maggiore precisione tutta la straordinaria complessità delle sue vicende. Ma da un punto di vista civile e culturale il 9 novembre resterà una ricorrenza di primaria importanza per l’Europa: il momento in cui finisce un tragico equivoco nel cui nome, per decenni, il continente è stato diviso e la sua metà orientale soffocata dal dispotismo. Questa consapevolezza è ancora più attuale oggi, di fronte al risorgere di aggressive nostalgie dell’impero sovietico e alle nuove minacce per la pace in Europa.

Il crollo del Muro di Berlino segna il fallimento definitivo dell’utopia rivoluzionaria. E non può che essere, allora, una festa della nostra liberaldemocrazia. Un ordine politico e sociale imperfetto, pieno com’è di contraddizioni, bisognoso ogni giorno di essere reinventato e ricostruito. E tuttavia, l’unico ordine politico e sociale che possa dare ragionevoli garanzie che umanità, giustizia, libertà, verità non siano mai subordinate ad alcun altro scopo, sia esso nobile o ignobile.

Per tutto questo il Parlamento italiano ha istituito il 9 novembre la “Giornata della libertà”. Su tutto questo io vi invito a riflettere e a discutere.

Prof. Giuseppe Valditara

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