Lettera aperta a suor Giuliana in tema di sardine

Di Aldo Vitale
21 Novembre 2019
Cinque domande alla suora che ha detto di simpatizzare per il nuovo movimento di sinistra
sardine

Carissima suor Giuliana, ho letto con molto interesse la Sua intervista pubblicata su “La Repubblica” dello scorso 20 novembre in cui da una parte Lei afferma di provare simpatia e adesione verso il nuovo “movimento delle sardine”, che a Suo giudizio non si proporrebbe come “movimento contro”, ma come “movimento per”, nonostante tutti i mezzi di informazione lo qualifichino come “movimento anti-”, dichiarando altresì che Lei pensa che «sia il caso di sollecitare un nuovo modo di parlare, dire quello che si pensa senza menzogne e senza atteggiamenti sarcastici».

Prendendo sul serio questo Suo invito e condividendolo intimamente, anche in virtù del richiamo evangelico (Mt., 5,37) per cui occorre sempre parlare secondo il sì, sì, no, no poiché ciò che è in più viene dal maligno, cercando in ogni modo di scrutare la verità e fuggendo la menzogna e il sarcasmo, mi chiedo e Le chiedo quanto segue:

  1. per quanto sia senza dubbio ovvio che ciascuno può scegliere la propria appartenenza politica, la propria visione filosofica, il proprio credo religioso in doverosa autonomia e in modo confacente alla propria coscienza, alla propria esperienza, alla propria visione del mondo, è anche pur vero che vi sono filosofie, comportamenti, partiti e conformazioni politiche che sono strutturalmente e storicamente incompatibili con i principi cristiani fondamentali e con l’insegnamento della Chiesa, così che sorge spontaneo il seguente quesito: come è possibile conciliare l’appartenenza dell’anima cristiana con la “militanza” a favore di forze che cristiane non sono per nulla?
  2. Per quanto occorre riconoscere che nessuna formazione politica incarna e può incarnare in via esclusiva la grandezza del messaggio cristiano, esclusività peraltro non auspicata dall’insegnamento della stessa Chiesa cattolica secondo cui, infatti, «le istanze della fede cristiana difficilmente sono rintracciabili in un’unica collocazione politica: pretendere che un partito o uno schieramento politico corrispondano completamente alle esigenze della fede e della vita cristiana ingenera equivoci pericolosi» (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 573), poiché «l’azione sociale può implicare una pluralità di vie concrete» (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 2442), occorre anche ammettere che secondo una visione dinamica di approssimazione e vicinanza con il messaggio cristiano e l’insegnamento della Chiesa vi sono forze più lontane e forze più vicine, così che occorre chiedersi: come si può ignorare questa differente vicinanza delle forze coinvolte guardando soltanto alla parte e non all’intero, guardando solo a ciò che manca e non anche a ciò che già esiste, e, soprattutto, ignorando i propositi per il futuro?
  3. Come fare a comprendere quale conformazione è più prossima posto che nessuna sarà mai perfettamente aderente al messaggio cristiano? E’ assolutamente impossibile individuare alla luce della ragione e della coscienza dei criteri per comprendere quale forza è più o meno prossima alla visione cattolica del mondo? Tra una forza politica che si discosta su uno o due punti e una forza che si discosta su quasi tutto, perché scegliere la seconda e non la prima?
  4. Come un partito che fosse più interessato alle questioni bancarie e finanziarie e meno interessato ai problemi quotidiani delle classi sociali meno abbienti non potrebbe essere definito autenticamente socialista, potrebbe essere considerato “cattolicamente corretto” un movimento che trova le proprie adesioni – statisticamente salva pur qualche eccezione – tra coloro che in modo più o meno esplicito ritengono legittimo l’aborto, legittima l’eutanasia, legittime le unioni diverse da quella monogamica tra uomo e donna, legittima la legalizzazione delle sostanze stupefacenti, e che per di più si auspicano la rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche e giudiziarie, la cancellazione dell’otto per mille – che in parte serve per sostentare proprio gli esponenti del clero -, e l’imposizione dell’IMU per gli edifici di cui è titolare la Chiesa può davvero essere considerato la sede per la collocazione politica di chi si reputa cattolico? Perché non riferirsi alla “Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica” redatta dalla Congregazione per la Dottrina della fede in cui si precisa che «la coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie a tali contenuti»?
  5. Insomma, se può essere legittimo non riconoscersi da cattolici nella Lega, per la sua posizione  – che pur andrebbe approfondita e meglio compresa, come ha invitato a fare il Cardinale Camillo Ruini, prima di essere negativamente giudicata in modo aprioristico senza la fatica di ricercare effettivamente la verità e allontanare il sarcasmo – in merito al grave problema dell’immigrazione di massa, vera e propria nuova deportazione organizzata secondo il giudizio di un filosofo marxista del calibro di Diego Fusaro, come ci si può invece riconoscere in un movimento sostenuto e composto da forze e individui che nella loro progettualità e azione politica si oppongono in maniera frontale ed esplicita alla visione sociale, pastorale, morale e teologica della Chiesa di Roma?

Mi auguro, quindi, di poter trovare nel Suo giudizio una traccia di risposta ai suddetti quesiti che interpellano la coscienza dei cattolici che diversamente da Lei si ritrovano disorientati, potendo venire a capo così delle delineate oggettive difficoltà, non solo e non tanto in quanto con Eraclito «i molti non colgono la vera natura delle cose in cui si imbattono, né le conoscono dopo averle apprese, ma se ne costruiscono un’opinione», ma anche e soprattutto per evitare di fare dell’elettorato cattolico, con le parole di S. Ireneo di Lione, una massa di «ciechi condotti da altri ciechi».

Foto Ansa

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.