Legge 40, il governo contro la Corte Europea. La Repubblica contro noi lesbici

Di Luigi Amicone
29 Novembre 2012
«Il governo ricorre contro le donne» titola il quotidiano in merito al ricorso del governo italiano a Strasburgo contro la condanna della norma sulla procreazione medicalmente assistita.

«Il governo ricorre contro le donne». Oggi è giovedì 29 novembre 2012. Ma per un titolo di prima pagina così, poteva anche essere un mercoledì di agosto 2006. Non è il solito uso temerario e truffaldino che Repubblica fa delle parole?

Potete pensarla come volete, ma è un fatto che, per quanto banale o strana o stropicciata possa suonare in certe occasioni la neolingua di Repubblica, le sue titolazioni hanno sempre quel registro lì. Pretendono rappresentare tutti e di più. Mentre, nel caso, rappresentano Livia Turco e Ignazio Marino. Ovvero, gli sconfitti del referendum sulla legge 40 che oggi fanno scrivere a Caterina Pasolini, per esempio, tanto per dirne una, l’ennesimo articolo peste e corna contro la legge 40.

E contro il governo Monti che, giustamente, siccome ci chiamiamo ancora Italia e la sovranità appartiene ancora al popolo italiano, non può permettersi di leggere una sentenza di Strasburgo contro una legge italiana legittimata per via referendaria e dire: “Ci inchiniamo al verdetto di Sua Maestà il giudice europeo, grazie, modificheremo come Lorsignori comandano, pernacchie al nostro popolo”.

Si dirà, ogni giornale ha pretese universali e titilla le corde della rappresentazione di un immaginario collettivo – si capisce – quando al massimo rappresenta il proprio lettore medio e gli interessi molto spicci del proprio editore. È vero, ogni giornale ha la pretesa di rappresentare “un popolo”. O per lo meno, un circolino. Però, troppa grazia è quella che ci fa ogni santo giorno Repubblica col titolo roboante l’universo mondo e piuttosto indignato per come vanno le cose nel nostro piccolo.

E va bene. Sarà che la nostra invidia per una macchina che sforna una brioche di carta da quasi cento pagine al giorno, non ha fondo. Sarà che siamo una testata di schifosi machisti. Però, oggi che il governo ricorre contro le donne, perché il meglio della superiorità antropologica e del sollevamento della questione morale, ci insiste sulla discriminazione di genere?

Perché solo “le donne”, quando anche noi, metrosessuali, gay, trans, lesbici, anche noi abbiamo il diritto ad avere una linea di produzione di bambino in provetta, sano, biondo, occhi azzurri, DNA perfetto, ma attenzione, non fraintendiamo, senza neanche un pelo di naziskin rasato?

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