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Le storie cupe e metropolitane del maestro di Tarantino

Di Simone Fortunato
15 Giugno 2021
Stella polare del cinema degli anni Settanta, è Di Leo la fonte d’ispirazione del regista di Pulp Fiction. Le recensioni del numero di giugno 2021 di Tempi
Una scena del film

Fernando Di Leo lo conoscono in pochi, almeno tra il grande pubblico. Eppure è un punto di riferimento per gente come Quentin Tarantino, è diventato nel tempo la stella polare del cinema di genere italiano degli anni 70 e la sua lezione – essenzialità nei movimenti di macchina, violenza non filtrata, realismo nella messinscena – hanno fatto scuola. Per dire, uno come Stefano Sollima, figlio d’arte del grande Sergio di Sandokan, è uno che riprende in toto lo stile di Di Leo: anche nel suo ultimo film, il convulso, avvincente Senza rimorso (Prime Video), il ritmo secco e la narrazione senza fronzoli vengono da Di Leo, così come anche i film precedenti, l’hollywoodiano Soldado e il bel Suburra erano un mix di intrattenimento leggero e tragedia cupa.

Nei quindici anni della sua breve carriera, Fernando Di Leo ha girato un po’ di tutto: dagli erotici nell’ultima parte della carriera (Avere vent’anni con Lilli Carati e Gloria Guida), ai b movie...

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