
Le ragioni di una stasi. Perché l’integrazione europea è ferma

Circolano due diverse spiegazioni della situazione di impasse in cui si trova l’Europa. Per la prima, ciò è semplicemente il frutto della combinazione di elevata interdipendenza e di assenza di leadership. L’interdipendenza è tale che ben poco di quanto fanno i governi dei Paesi membri dell’Unione è esente da vincoli europei. Contemporaneamente, venuto meno quel motore franco-tedesco da cui in passato dipendeva l’integrazione europea, non c’è più una guida unificata. Non c’è più nessuno che sappia indicare mete e imporle agli altri membri dell’Unione. Chi fa leva su questa spiegazione propone, tipicamente, terapie del tipo “cooperazione rinforzata”. Non è possibile governare un’Europa a 27? Chi non vuole maggiore integrazione dispone di un potere di veto? Non resta che aggirare l’ostacolo: un accordo fra “chi ci sta” a fare un ulteriore cammino sulla strada dell’integrazione lasciando in una sorta di “cerchio esterno” chi non è disponibile. Il punto è che fino ad oggi si è potuto constatare che “non ci sta nessuno”. Forse perché la spiegazione (alta interdipendenza, assenza di leadership) non è una spiegazione: è solo una constatazione. Tocca la superficie, non va in profondità.
Per spiegare l’impasse occorre mettere in gioco la storia, e il peso della storia. Si possono fare quattro osservazioni. La prima […]
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