Lavori in corso per la più grande Italia

Di Alessandro Giuli
02 Febbraio 2017
Pubblichiamo il primo editoriale del nuovo direttore di Tempi, Alessandro Giuli. Il settimanale è in edicola da oggi, giovedì 2 febbraio

vincino-proporzionale-renziPubblichiamo l’editoriale del primo numero di Tempi firmato dal nuovo direttore Alessandro Giuli. Il settimanale è in edicola da oggi, giovedì 2 febbraio, a Milano e Roma (nel resto d’Italia a partire da venerdì, qui l’elenco delle edicole dove trovarci). Gli abbonati possono già scaricarlo e leggerlo in formato digitale collegandosi a settimanale.tempi.it. Qualche anticipazione sui contenuti in questo articolo.

Lavori in corso. E sono anzitutto quelli per estrarre il senso d’una rinnovata coesione nazionale dalle rovine imbiancate provocate dal terremoto e dall’insipienza della politica, dal suo malinteso rapporto di sudditanza nei confronti della magistratura e dalla sua oggettiva inclinazione a delinquere. Se c’è un tema dal quale non è possibile né decente allontanare il cono di luce mediatico, è la condizione in cui si trovano i popoli del centro Italia, i medioadriatici come i rocciosi montanari, gli eredi dei Marsi, dei Vestini, dei Piceni e degli Osco-Umbri che costituiscono l’ossatura ancestrale della Penisola. L’impronta di fierezza visibile nelle loro reazioni, come la riscoperta forzosa di questi luoghi della tenacia e del coraggio, dimostra che il terrae motus è anche un appello, una chiamata della natura (sempre innocente) al risveglio di energie inesauribili come il fuoco sotterraneo che scuote la superficie.

Lavori in corso. E sono anche quelli del ceto politico italiano che cerca di ripensare se stesso in un orizzonte inedito ma non senza analogie con il vecchio regime della Prima Repubblica, per lo più nella sua fase pre agonica. Ferito in profondità il progetto maggioritario e riformatore di Matteo Renzi, i partiti provano a riorganizzarsi e i poteri economici collaterali si mettono sulla difensiva, aggrediti dallo straniero, chiusi in cerchio come porcospini destinati a trafiggersi fra loro nell’estrema resistenza.

Si riapre una stagione di turbolenze che incoraggia gli appetiti eversivi dei 5 Stelle e scalda i cuori sovranisti. Due stelle polari, opposte e solidali, guidano dall’alto la danza del momento populista: Donald Trump e Vladimir Putin. Nel mezzo c’è un’Europa callida e sperduta, periferica senz’altro. Più defilato, un convitato di pietra chiamato Cina agisce senza agire (wei-wu-wei, nella dottrina del Tao) e osserva con millenaria pazienza le mosse della Casa Bianca. Nella Yalta mondiale che si prefigura, l’Italia avrebbe il dovere di rivendicare un ruolo strategico. In concerto con vecchi e nuovi alleati, ma senza immiserire il giobertiano suo Primato culturale e di civiltà.

Lavori in corso e dannunziani, infine, a Tempi, nel giornale fondato da Gigi Amicone (continuerete a leggerlo!). Si annuncia un risveglio di primavera: un nuovo formato, una nuova grafica più giovane e snella, nuove firme, numeri speciali, iniziative pubbliche. Nell’assumere la guida di Tempi, dopo tredici indimenticabili anni al Foglio, uno dei primi pensieri è corso verso l’amico e collega scomparso Stefano Di Michele. Sapendomi qui, mi avrebbe complimentato e scherzato doviziosamente. Ci divertiremo anche per lui. Quod bonum sit.

@a_g_giuli

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