Domenica 10 ottobre, il giorno prima che venisse diffuso il dossier sulle presunte spie del Kgb, sulla prima pagina di Repubblica, Nello Aiello, editorialista di punta del quotidiano romano, aveva raccontato una singolare storia per la quale temeva di essere a sua volta una spia. Ajello, che al tempo lavorava all’Espresso, racconta che nei primi anni Settanta conobbe un giornalista sovietico, tal Lolly Zamoyskiy, corrispondente dall’Italia dell’Izvestija, organo ufficiale del governo sovietico. Era un personaggio brillante, dall’italiano perfetto, sempre ben informato al punto che “benché io lavorassi all’Espresso, settimanale non disinformato, della situazione italiana Lolly ne sapeva più di me”. Assai diverso da come ci si aspetterebbe un giornalista sovietico, Zamoyskiy viaggiava su una sportivissima Alfa Romeo e frequentava trattorie e locali alla moda, spesso in compagnia di Ajello. Il quale, una volta, invitato a salire in casa dal corrispondente sovietico, trovò che la spoglia stanza in cui viveva era per metà occupata da un enorme sistema di telescriventi. Per nulla impressionato, Ajello continuò a frequentare l’amico con cui spendeva lunghe notti in conversazioni e risate. Finché, accadde che un giornalista italiano fosse espulso dall’Urss e, per risposta, il governo italiano espulse Zamoyskiy scatenando le ire dell’Espresso che scrisse che l’Italia non doveva abbassarsi agli stessi metodi stalinisti di Mosca. E infatti, Zamoyskij tornò a Roma. In ogni caso il buon Ajello non sospettò mai nulla del suo amico con Alfa e telescrivente, almeno fino a domenica. E, infatti, lunedì, dalle liste si appurava che “Lolly Zamoyskiy si identifica con Lolliy Petrovich Zamoyskiy, nato il 29 luglio 1929, agente operativo della Residentura del Kgb di Roma che agiva sotto copertura di corrispondente dell’Izvestija a Roma (1968-1973)”. La scheda del Kgb parla di un giornalista italiano reclutato da Zamoyskiy, nome in codice Podvizhnyy, “direttore della sede di Roma di un’importante rivista italiana. È stato inoltre corrispondente del Tempo e dell’Automobile. (…) Nel gennaio 1977, per il suo prezioso lavoro di agente della Residentura di Roma del Kgb, Podvizhnyy riceveva uno stipendio mensile di 240 rubli”. A scanso di equivoci diciamo subito che non risulta che Nello Ajello abbia mai collaborato con L’Automobile però, magari, nel corso delle sue spensierate serate in trattoria con Zamoyskiy, qualche tipo sospetto con occhiali scuri e barba finta l’ha incontrato. Del resto, Ajello lavorava per un settimanale che, si è appreso, era ben informato in materia.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi