Arturo Parisi Arturo Parisi. Il risultato della sua corsa per il collegio 12 di Bologna, quello di Romano Prodi non cambia il senso della sua esperienza politica: ha mostrato tutti i suoi limiti. Una cinica considerazione recita che “chi sa fa, e chi non sa insegna”. Forse questo non è vero per l’educazione in generale, ma per l’agone politico sì. Non c’è nessun uomo pubblico che possa essere peggio di un politologo. La politica è passione, è scontro reale di idee e interessi. È esperienza accumulata in incontri, comizi, riunioni. Se alla carne e al sangue di “questa politica” si sostituiscono gli schemini astratti di un politologo si avrà personalità come Parisi che in un paese già un bel po’ incasinato non fanno che complicare i problemi. Irritati perché il mondo non entra nelle braghe delle loro teorie. Per fortuna sua Parisi ha poi come protettore uno come Romano Prodi, che si è fatto largo in quegli ambientini delicati che erano le PPss.
Santo Tura Santo Tura. Ugualmente l’esito delle urne non cambia il senso della sua corsa. L’ematologo bolognese ha contribuito, dopo il suo grande sostenitore il sindaco di Bologna Giorgio Guazzaloca, a distruggere una figura tradizionale della politica italiana: l’indipendente. Quello più tradizionale è sempre stato “l’indipendente di sinistra”, trucemente chiamato dagli anticomunisti “l’utile idiota” e nella prosa cominternista “il compagno di viaggio”. Ma sull’onda del Pci, “indipendenti” sono sorti in tutti i partiti dalla Dc al Msi. Il parlamentare indipendente era uno che non doveva lavorare molto, un fiore all’occhiello, che non doveva faticare per farsi eleggere. In parte anche un sorta d’imposizione agli “elettori fedeli”. Guazzaloca, Tura sono candidati indipendenti di tipo nuovo: la loro campagna se la sono faticata, con i partiti collegati la fanno da padroni (li usano come “fiori all’occhiello”). Questa nuova tendenza parla di una borghesia italiana che per la prima volta si impegna sul serio. Speriamo che siano rose, e che fioriscano.