Rosario Priore Il giudice Rosario Priore non è un magistrato “tutta politica e televisione”, nei suoi atti si coglie il dramma e i turbamenti di un uomo dello Stato che deve rispondere a 81 famiglie i cui cari nell’80 scomparvero assieme a un Dc9 nei cieli di Ustica. La tesi del giudice è che vi sarebbe stato un pezzo della nostra aereonautica (e dei servizi segreti) venduto a Gheddafi e che consentiva alla Libia di far scorazzare i suoi mig per la penisola a spiare le basi Nato. Ci sarebbe stato, poi, un altro pezzo dell’aereonautica (e dei servizi) talmente prono al volere degli americani da far scomparire subito, assumendosi gravi rischi personali, le tracce di una caccia ai mig libici da parte di arrei Usa, conclusasi con l’abbattimento dell’aereo dell’Itavia. Com’è che i “due pezzi italiani” si misero a coprire tutto? Mistero. È una tesi che non pare convincente. È la tesi dell’“accusa”, andrà valutata dal Tribunale nel contraddittorio con le ragioni della difesa.
Gianni Agnelli L’analisi di Gianni Agnelli al convegno di Cernobbio è stato particolarmente efficace e anche critica verso il governo. Intanto Paolo Fresco ha chiesto di rinnovare le scelte di finanziamento della rottamazione. È prezioso che un grande industriale, dotato di una riconosciuta visione globale, esprima il suo giudizio su quel che succede in Italia. È bene che la Fiat difenda i suoi interessi che di fatto influiscono in molti sensi su quelli generali della nazione. È inevitabile che discorsi generali e rivendicazioni concrete si intreccino: è stupido lamentarsene. Un limite dell’Italia è che non si possono difendere degli “interessi” senza travestire questa operazione come “virtuosa”. Mentre la “virtù necessaria” sta già nell‘azione stessa di produrre ricchezza difendendo degli interessi. L’altro limite è che non ci siano dieci, venti, cento famiglie Agnelli per dare solidità e pluralismo al nostro sistema finanziario, industriale, dell’informazione e ai rapporti tra economia e politica.