L’amore di un figlio dopo l’11 settembre
È diventato un film il romanzo di Jonathan Safran Foer, Molto forte, incredibilmente vicino, uscito nel 2005. Come accadde per la sua opera prima Ogni cosa è illuminata, anche in questo caso gli Studios hanno puntato sul giovane scrittore americano che con due soli lavori ha già conquistato un nutrito schieramento di lettori mondiali. Uscito in America lo scorso Natale, il film racconta la storia di Oskar Schell, un bambino che ha perduto il padre nell’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. Oskar non è un ragazzino facile: è più intelligente di qualsiasi persona di nove anni ma è anche sensibilissimo e la morte del padre, con cui inventava giochi e chiacchierava instancabilmente, lo ha gettato in un buco nero di sconforto e tristezza. La madre, distrutta dalla perdita del marito, non riesce ad aiutare Oskar e il loro rapporto ne risente.
Ma un motivo per andare avanti il piccolo lo trova in una chiava rinvenuta per caso nell’armadio di suo padre. Cosa apre quella chiave? A chi appartiene? Oskar vuole scoprirlo a tutti i costi e per farlo ingaggia una caccia al tesoro per cinque distretti di New York, alla ricerca del proprietario di quell’oggetto che suo padre aveva gelosamente custodito. Il suo viaggio in una città enorme, attorniato da umanità variegata, lo condurrà a imparare a vivere con il suo dolore e gli insegnerà che la cosa più importante al mondo è l’amore. Intrecciata alla sua storia c’è quella di suo nonno, un uomo che vide con i suoi occhi i bombardamenti di Desdra da cui riuscì a scappare ma che non dimenticò mai.
Un grande cast, diretto da un ottimo regista, da vita al film in uscita il prossimo 23 maggio in Italia, dopo l’esordio natalizio in Usa e la presentazione alla scorsa edizione del Festival di Berlino. Tom Hanks è il padre di Oskar (interpretato dal bravissimo esordiente Thomas Horn), che compare nei ricordi toccanti del bambino: un uomo buono, una guida, un maestro, un compagno di giochi che non c’è più. Stephen Daldry cerca di restituire allo spettatore la bellezza e la complessità di un romanzo che ha toccato i cuori di milioni di telespettatori e che affronta una tematica delicata – come quella della perdita di un padre in una tragedia che ha coinvolto il mondo intero – con lo sguardo inedito e delicato di Jonathan Safran Foer. Ci riesce, però, solo a metà: l’opera, in alcuni punti, sembra scivolargli dalle dita, e la sua costruzione intrecciata viene “dimenticata” forse per favorire scelte registiche e produttive più lineari. La critica più feroce mossa al regista è stata quella di aver relegato a ruolo marginale la figura dell’inquilino dell’amatissima nonna di Oskar (interpretato da un Max von Sydow in stato di grazia), un anziano signore che rappresenterà per il bambino una sorta di mentore, un nonno che non ha mai avuto, e che nel romanzo occupa buona parte della storia. Ma si sa, le riduzioni cinematografiche dei romanzi dividono sempre lettori, critici, fan degli scrittori e dei registi. Non si troverà mai la quadratura del cerchio e Molto forte, incredibilmente vicino è solo l’ultimo esempio.
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