Tentar (un giudizio) non nuoce
L’amicizia tra i territori è la risposta alla conflittualità tra Stati
Fa più rumore un peschereccio di emigranti che sbarca a Lampedusa, che non un progetto serissimo fatto per evitare che cento barchini non partano dalla Libia o dalle coste di imbarco africano.
Questa semplice riflessione, che studiando blandamente il sistema dei media appare quasi scontata e lapalissiana, mi si è palesata ancora più evidente dopo il Forum di due giorni svoltosi in Regione Lombardia: “Agire nel mondo che cambia” titolo del “Lombardia World Summit 2023”, un evento di riflessione sulle relazioni internazionali della nostra Regione e sulla sua apertura al mondo. Una kermesse che abbiamo voluto per riflettere sui contenuti e le modalità più proficue per rilanciare il ruolo della Lombardia che, tra l’altro, da sempre caratterizza la sua storia.
Le autorità presenti
Quella conclusasi la settimana scorsa è stata un’assise densa di contenuti e di autorevoli esponenti di primo livello del mondo dell’economica, dell’impresa, ma anche del mondo Istituzionale con la presenza ovviamente del presidente Attilio Fontana che ha sottolineato il ruolo della Lombardia come motore del nostro Paese e dell’Europa, auspicando una capacità di internazionalizzazione ancora più spinta sia per quanto riguarda l’attrattività di capitali, sia per quanto riguarda l’opportunità dei nostri imprenditori di realizzare interventi ed iniziative nel resto del mondo.
Non sono mancati rappresentanti della politica nazionale come il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani, il presidente del Senato Ignazio La Russa, il videomessaggio del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Attori di casa nostra ma anche presenze internazionali come il ministro dei Trasporti del Cile o il viceministro degli Esteri del Vietnam e realtà che per assonanza assomigliano molto alla Lombardia, che hanno testimoniato una dimensione internazionale e che tendono ad esercitare il loro ruolo nel mondo pur non essendo Stati nazionali. Penso alla presenza dei ministri del Québec, del Baden-Württemberg e della commissaria dello Stato australiano di Victoria.
Rete di rapporti
Ebbene, cosa vuole dire per una Regione come la Lombardia essere un interlocutore nel mondo? Il forum ha ribadito che non solo esiste uno spazio d’azione, che mi piace chiamare subnazionale, dove le grandi regioni, le città metropolitane, così come grandi territori istituzionalizzati, possano avere una propria rete di relazioni internazionali, ma che questa caratteristica, in questo tempo difficile in cui stiamo vivendo, può avere un ruolo decisivo. Questa capacità di legare filo per filo la trama e l’ordito dell’Europa e del mondo è la dimensione di cui abbiamo più bisogno, sia perché oramai tutti i problemi che affrontiamo sono locali e globali allo stesso tempo (glocal), dall’immigrazione al terrorismo, dai cambiamenti climatici alle politiche per lo sviluppo, sia perché, quando a prevalere tra gli Stati è una dialettica conflittuale, l’amicizia tra i territori, i gemellaggi tra i comuni, gli accordi di collaborazione tra le regioni, così come le missioni economiche, rappresentano il vero antidoto alla scontro, al conflitto, persino alla guerra.
Questa fitta rete di rapporti rappresenta uno strumento fattuale per costruire pace e sviluppo. Tutto ciò ci costringe a fare una scelta tra l’idea che la politica si esercita attraverso la visibilità di un titolo su un giornale, o mediante un lungo e ragionato, talvolta complicato, impegno concreto, fatto di incontri, confronto e riflessioni, che appaiono distanti dai palinsesti della realtà televisiva o virtuale ma che toccano con mano le braccia, i volti, le fatiche e i dolori di popoli e di singoli individui. Le persone non fanno notizia, ma agiscono nel mondo che cambia e spesso silenziosamente cambiano il mondo.
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