
L’accreditamento non può trasformarsi in una gara al ribasso

Siamo una società destinata ad invecchiare e non bastano gli slogan per invertire la tendenza. Una comunità anziana, però, non è una sventura e non dobbiamo permettere che così venga percepita. In Lombardia, ma anche in altre zone del Paese, abbiamo i migliori medici e i più autentici professionisti della salute.
Come sempre, le notizie “cadono” sull’errore sanitario, ma basta farsi un giro in Europa per comprendere che non ovunque sopravvive la “cura alla persona”. Qui c’è un’attenzione che prescinde anche dalle tecniche o dalle migliori metodologie riparative. Abbiamo i miglior Osa e Asa sia nel pubblico sia nel privato no profit, nelle cooperative. Si tratta di attori fondamentali nella gestione del paziente, anche di coloro cui non sono più previste terapie attive, ma solo interventi per lenire il dolore. Un’attenzione che si sposta dal paziente alla famiglia di riferimento con lo stesso spirito, con la medesima pazienza, la stessa capacità di accoglienza. Forse sono state le cure palliative a dare un incipit di questo tipo. Ossia la considerazione che colui che sta per concludere la propria vita ha bisogno di cure totali, cioè quelle che vanno ben oltre l’intervento meramente tecnico. Il proprio nome scandito, per ricordare sempre che non si è mai la propria malattia, che ognuno è il mondo intero, che ogni vita porta con sé una vastità di esperienze immense, di calore umano, di rapporti, relazioni, che vanno protette, conservate, accudite.
Un nome, non una patologia
Dobbiamo far memoria che non ovunque è così. Basta alzare il baricentro dell’attenzione per accorgersi che entriamo in un altro mondo solo se andiamo in Svizzera, e non perché lì è possibile togliersi la vita con la complicità dello Stato, ma proprio per l’assenza di quel pathos che deve sussistere tra paziente e l’intero reparto sanitario.
Per esperienza personale mi sono trovato in terra elvetica, ai confini con la Francia, per salutare una persona in fase terminale. E lì ho potuto osservare quanto la contabilità, l’economico, vincano su ogni altro aspetto della vita. Solo un’incidente ha permesso che le cose si modificassero. Un gruppo di emigrati portoghesi – medici, assistenti, infermieri -, assunti perché probabilmente pesavano meno sul bilancio della struttura, ha avuto un’attenzione al mio conoscente che ha mostrato a tutti cosa significa che una persona deve essere al centro della cura; con loro il “nome” ha prevalso sulla “patologia”. Mi sono chiesto qual era la differenza, come era possibile che la medesima struttura potesse così velocemente cambiare modalità. Ho trovato solo una risposta: il cristianesimo.
La legge
Ora, con questo non voglio affermare che la sanità nel nostro Paese è priva di contraddizioni: servono certamente dei correttivi. Ad esempio, il 18 dicembre 2024 è entrata in vigore la cosiddetta “Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023”. Il testo prevede la sospensione dell’efficacia delle disposizioni in materia di accreditamento e di accordi contrattuali con il Servizio sanitario nazionale (Ssn) che possono coinvolgere anche le organizzazioni non profit e gli enti del Terzo settore (art. 36).
In particolare, la disposizione è volta a sospendere l’efficacia di specifiche disposizioni in materia di accreditamento istituzionale, con particolare riferimento alla richiesta da parte di nuove strutture o all’avvio di nuove attività in strutture preesistenti, e di accordi contrattuali per l’erogazione di prestazioni sanitarie e sociosanitarie per conto e a carico del Ssn. La sospensione è prevista fino agli esiti delle attività del Tavolo di lavoro per lo sviluppo e l’applicazione del sistema di accreditamento nazionale che saranno sottoposti ad apposita intesa con la Conferenza permanente Stato regioni, fissando il termine di sospensione in ogni caso entro e non oltre il termine del 31 dicembre 2026.
Un approccio alla cura
Tale sospensione è evidentemente finalizzata a consentire una revisione complessiva della disciplina dell’accreditamento istituzionale e alla stipula degli accordi contrattuali per l’erogazione di prestazioni sanitarie e sociosanitarie in nome e per conto del Servizio sanitario nazionale. Essa è un passo necessario per correggere le modifiche introdotte dall’articolo 15 della Legge concorrenza 2021 che, se applicata senza modifica, trasformerebbe l’accreditamento in una gara d’appalto, mettendo a rischio la qualità e l’efficacia dei servizi. In alcune regioni si sono già visti bandi che contenevano tra i criteri economici premianti l’offerta di sconti sulle tariffe. L’accreditamento non può trasformarsi in una gara al ribasso, ove vince chi riesce ad applicare sconti aggressivi. Questo è un pericolo enorme per la qualità dei servizi e per la sostenibilità del sistema.
Abbiamo in dote un approccio alla cura che possono invidiarci ovunque, persone che non lavorano nel settore perché non hanno trovato altro, ma perché vivono un afflato verso l’altro che è fatto di prossimità, relazione e accoglienza. Conserviamolo e proteggiamolo. È un dovere che ci spetta per proteggere il “diritto alla cura”.
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