Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Tanto è carogna lui, quanto santa è lei. È la veronicanizzazione di Melania Trump. La first lady non stringe la mano al marito, Donald – il presidente degli Stati Uniti – e diventa la nuova Veronica Lario. L’ex signora Berlusconi, con una lettera a Repubblica contro il marito femminaro, diventa leader della sinistra, e con un fatti più in là al boss, Melania si ritrova veronicata.
E già nato un movimento di liberazione: salvate Melania. Lei non prende la mano a lui! È successo durante la visita in Saudia: giù le mani! È capitato anche a Roma: giù le mani! Tante altre volte, la stessa cosa, negli Stati Uniti. Sono segnali del corpo e dunque rivelatori: giù le mani!
E gli orfani di Hillary Clinton, i condolenti di Barack Obama e gli odiatori della femmina in quanto tale, adesso vanno in brodo di giuggiole. Dopo la fiaba della nonita all’Eliseo, ovvero Brigitte e il suo alunno, Emmanuel Macron, sognano la favola edificante della principessa strappata al drago.
Neppure la volevano vestire, Melania. Il mondo della moda, all’indomani dell’elezione di Trump, aveva tuonato all’unisono: “Nessuno dovrebbe vestirla”. Ma la bella Melania, velata e vestita di nero – come da protocollo vaticano – col suo broncio da ragazza dell’Est, triste per ritrovarsi accanto al parrucchino biondo, è festeggiata adesso al grido di “è dei nostri”.
A proposito dei nostri. Veronica Lario, ex moglie di Silvio Berlusconi, si gode adesso un sontuoso divorzio: uno virgola quattro milioni al mese. A forza di post-it di Repubblica, con la campagna contro il bunga-bunga, la Cassazione conferma la lauta ricompensa e così una compagna, dal Quarto Stato in marcia, trova il sol dell’avvenire.
Ecco, secondo voi, per essere dei nostri – e cioè dei loro – vale sempre la regola di Ennio Flaiano, vero? Non sono comunista, non me lo posso permettere. E senza perdersi tra lì o là. Lo capisce anche Giufà.
Testo tratto dalla rubrica “Olì Olà” in onda su La7 durante Faccia a faccia, domenica in prima serata
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