«È la verità che vi renderà liberi, non fare tutto ciò che si vuole». Lo storico incontro tra Scola e Bartolomeo I

Di Leone Grotti
16 Maggio 2013
Ieri a Palazzo Reale per il XVII centenario dell’Editto di Milano l’arcivescovo di Milano e il Patriarca di Costantinopoli hanno tenuto una lectio divina sulla libertà religiosa

«Oggi, oltre alla crisi economica mondiale, viviamo anche la crisi della libertà», che «è ridotta a uno dei beni più “maltrattati” nell’umanità». È molto chiaro il pensiero del patriarca ecumenico di Costantinopoli, Sua Santità Bartolomeo I. Per celebrare i 1700 anni dalla promulgazione dell’Editto di Milano da parte dell’imperatore Costantino nel 313, ieri il Patriarca ortodosso ha tenuto una lectio divina insieme al cardinale Angelo Scola a Milano, nella suggestiva Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, introdotti da un saluto inviato da papa Francesco.

ALBA DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA. L’Editto di Milano è stato «nei fatti “l’initium libertatis dell’uomo moderno», che ha determinato «non solo la progressiva cessazione delle persecuzioni contro i cristiani, ma soprattutto (…) l’alba della libertà religiosa», la prima e fondamentale libertà a cui tutti gli uomini hanno diritto, afferma Scola, e che oggi non è ancora riconosciuta in tante parti del mondo. Ma che cos’è la libertà, quella di cui parla Gesù quando, come riporta il vangelo di Giovanni, dice: «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32)?

LIBERTÀ E SCHIAVITÙ. Dio, spiega nel suo intervento Bartolomeo I, «ci ha donato il sommo bene spirituale, (…) cioè la possibilità di scegliere se appartenerGli o negarLo». Ma oggi «questa libertà, essendo spesso separata dal suo Datore primo (…) viene isolata, divinizzata, causando grandi crimini». «La possibilità dell’uomo di fare ciò che vuole non solo non è libertà, ma, anzi, costituisce la peggiore forma di schiavitù». L’uomo «non è libero quando ha come criterio esclusivamente se stesso per decidere cosa sia bene e male» ma quando è «in comunione con Dio» perché «il concetto e la verità della libertà furono rivelati nel mondo con Cristo come incontro del Dio personale con l’uomo personale».

SOCIETÀ PLURALE. Il diritto alla libertà religiosa, quindi, non si fonda sul concetto di tolleranza e neanche «comporta l’imposizione della verità, ma – dichiara l’arcivescovo di Milano – piuttosto l’accettare che sia la verità stessa, per essere riconosciuta in quanto tale, a chiamare in causa la libertà». Infatti «l’uomo creato ad immagine della Trinità si compie accogliendo la verità che sempre chiede il dono della libertà». Ma si domanda il Patriarca ortodosso, come questa libertà può essere un bene in «un mondo ateo, pluralista, in cui dominano tendenze nazionaliste, la violenza, l’ideologia, l’interesse, le frammentazioni sociali?». Bisogna guardare «alla Trinità», risponde Scola, «da cui emerge una visione dell’uomo e della società praticabile da tutti, che supera in radice qualunque pensiero incapace di riconoscere la differenza come un bene e, nello stesso tempo, non rinuncia a quell’unità che è il marchio inconfondibile del vero».

AMORE E BENEVOLENZA. E questa società può essere costruita, come dice la Deus caritas est, con «l’amore, che sarà sempre necessario anche nella società più giusta», e la benevolenza, per la quale, come scriveva sant’Ambrogio, “più persone diventano una sola, perché, se più persone sono amiche e perciò in esse v’è un solo spirito e un solo modo di pensare, diventano una sola persona”.

@LeoneGrotti

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1 commento

  1. francesco taddei

    è ora di superare la cortina di ferro tra cattolici e ortodossi, anche per una rinnovata collaborazione con l’europa dell’est.

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