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La rivoluzione giudiziaria passa anche attraverso un paio di clic

«Ora l’avvocato di Milano può depositare telematicamente atti che possono essere decreti ingiuntivi, piuttosto che procedimenti di natura fallimentare o procedimenti ordinari, in una buona parte del territorio nazionale». Un esperto ci spiega perché il ministro della Giustizia Severino ha "fatto i complimenti" al tribunale di Milano

Carlo Candiani
01/03/2012 - 19:47
Interni
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In visita al Tribunale di Milano, il ministro della giustizia Paola Severino ha costatato il buon lavoro fatto dalla istituzione milanese, per quanto riguarda la digitalizzazione delle pratiche dei processi della giustizia civile. «Innanzitutto il Guardasigilli ha fatto riferimento ad una realtà che è in essere nel Tribunale di Milano da quasi sei anni. I primi tentativi di depositare atti telematici, vale a dire dal pc del singolo avvocato direttamente in tribunale, risalgono ormai agli ultimi mesi del 2006». Non è abituato alle interviste, ma, Francesco, giovane avvocato del Foro milanese, consulente del Ministero della Giustizia, esperto nella formazione informatica dei magistrati e fra i primi a sperimentare la digitalizzazione dei processi civili, racconta questa “rivoluzione” con grande soddisfazione.

«Da allora il tribunale di Milano ha spinto in questa direzione: prima di questa sperimentazione l’emissione dei decreti ingiuntivi, per quanto riguardava i cartacei, era quantificata in un lasso di tempo che s’aggirava intorno ai tre mesi. Con l’introduzione del processo civile telematico, i tempi si sono ristretti a circa una settimana/quindici giorni. L’avvocato milanese, quindi, ha scoperto questo strumento che permette un notevole risparmio di tempo e di energie, condividendo con la sede del tribunale una vera e propria prassi: un metodo di lavoro concreto che tenga insieme le esigenze degli avvocati, dei magistrati e dei cancellieri. Il risultato è stato talmente positivo che a Milano abbiamo sperimentato, anche a valore legale, il procedimento ordinario, vale a dire il deposito di atti di causa, veri e propri procedimenti civili. Con grande soddisfazione, anche se attraverso iniziali difficoltà, dell’avvocato nei riguardi del cliente».

Lei fa parte di una “task force” di avvocati che si è resa disponibile a visitare diversi tribunali italiani per poter sperimentare a livello nazionale questa procedura, così come ha auspicato lo stesso ministro Severino. Come considera questa esperienza?
Sicuramente molto positiva, per una semplice ragione: ora l’avvocato di Milano può depositare telematicamente atti che possono essere decreti ingiuntivi, piuttosto che procedimenti di natura fallimentare o procedimenti ordinari, in una buona parte del territorio nazionale. Sul sito ministeriale del processo telematico sono presenti tutti i tribunali d’Italia e per ogni sede viene indicato in dettaglio il loro stato di avanzamento telematico. 

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Tutti passaggi che prima si facevano in cartaceo.
Con grande dispendio di tempi e di costi. Precedentemente bisognava chiedere aiuto ad un avvocato del luogo che, materialmente, doveva prendere il cartaceo, con uno scambio di corrispondenza che richiedeva giorni e soldi, con l’uso di corrieri che stavano in giro per giorni. Vogliamo arrivare in breve tempo alla realtà della notifica telematica.

Le inchieste giornalistiche spesso puntano i riflettori sia sull’inefficienza della struttura dei tribunali italiani, sia sulla mancanza di risorse per quanto riguarda la macchina della giustizia civile e penale. È questo un passo decisivo per aiutare il cittadino ad averne più fiducia della macchina giudiziaria?
Bella domanda! Innanzitutto il cittadino dovrà continuare ad affidarsi ad un buon avvocato e quest’ultimo dovrà essere capace e coraggioso nello sperimentare e utilizzare questi strumenti. Tuttavia devo dire che nei tribunali non c’è mancanza di risorse: dove ho tenuto corsi di aggiornamento ho sempre trovato “una squadra” di cancellieri, magistrati e operatori che lavorano per cercare di ottimizzare con gli strumenti a disposizione.

Lei sta scardinando un luogo comune che vede i tribunali italiani, sede di operatori demotivati.
Non vorrei sbilanciarmi, però le faccio un esempio: nel momento in cui deposito un ricorso di un decreto ingiuntivo cartaceo, questo deposito passa di mano in mano fino ad arrivare sulla scrivania del magistrato. Questo passaggio implica, come dicevamo, tempo e risorse. Ora con il deposito diretto, attraverso la rete, dell’atto in cancelleria, con due “clic” di mouse, è assegnato al magistrato. 

Che ne pensa dei complimenti espressi dal ministro Secerino al tribunale di Milano?
Non sono state parole formali. Il ministro è venuta, ha verificato, ha cercato di capire.  Il ministro ha dato una prova di grande sensibilità, venendo di persona a vedere la situazione di uno dei più grandi tribunali d’Italia.

Tags: paola severinotribunale milano
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