La politica è decisione ma anche pensiero. Perciò «hablamos»

Di Walter Veltroni
24 Ottobre 2017
Mi hanno colpito i cartelli esposti durante le manifestazioni degli unionisti, di coloro che combattono con coraggio contro la secessione

spagna

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Non so, mentre scrivo, come finirà in Spagna. So che è una crisi gravissima, nella quale si incrociano molti fattori. La reazione alla globalizzazione, con il desiderio del rifugio sicuro di una identità che si fa patria, la difficoltà delle democrazie nel governare processi autonomistici, la forte emotività di società fragili, esposte al rischio di reazioni, comportamenti, decisioni mosse da sensazioni più che da pensieri, da stati d’animo fugaci più che da progetti.

Ma in tutto questo, ragione di ansia e preoccupazione per l’Europa intera, mi ha colpito un cartello, anzi molti cartelli esposti durante le manifestazioni degli unionisti, di coloro che, in Catalogna, combattono con coraggio contro la secessione. Su quei fogli di carta pesante era scritta una sola parola, un’inconsueta parola, per questi tempi: «Hablamos?».

In una stagione in cui le urla, le invettive, le demonizzazioni, quando non la violenza, sembrano sovrastare la soave potenza lenitrice del dialogo, quei cartelli, innalzati in un momento di conflitto esasperato, mi sono sembrati rivoluzionari, nella loro icastica semplicità: «Hablamos?». Parliamo, incontriamoci, confrontiamoci, ascoltiamoci, cerchiamo insieme verità e soluzioni. C’è chi ancora crede nel valore delle parole e, dunque, della politica. “Basta con le chiacchiere”, “siamo stufi di parole” sono questi gli slogan dei tempi in cui la politica ha perso la capacità di far vivere la sua virtù.

La politica è certo decisione. Ma è pensiero, analisi, confronto, scambio, ricerca. È comprensione dell’altro da sé, senza la quale striscia come un veleno pericoloso il rischio dell’intolleranza e dell’integralismo. Hablamos è il contrario del pensiero unico, dell’assoluto. È l’esaltazione del relativo. È un grido umile. In un tempo presuntuoso.

@VeltroniWalter

Foto Ansa

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.