
La pericolosità delle proteste in Bahrein
E’ molto delicata la vicenda del Bahrein. Si tratta dell’unico paese a maggioranza sciita (70 per cento degli abitanti autoctoni, che sono meno della metà degli 1,2 milioni dei residenti attuali) della penisola arabica, ma ai posti di comando e soprattutto nelle forze armate e nella polizia si trovano soltanto sunniti. Re Hamad, discendente di una dinastia che governa la regione dal 1783, si fida talmente poco dei suoi sudditi che ha importato da Irak, Giordania e Pakistan meridionale centinaia di sunniti per farne soldati e agenti di polizia leali, e ad essi ha concesso la nazionalità bahreina. Dal 2002 il paese ha un parlamento e libere elezioni, che consentono a un partito sciita (al Wefaq) di detenere la maggioranza relativa nella Camera bassa, ma l’essenziale del potere è concentrato nella Camera alta, interamente nominata dal re. Al Wefaq si è ora unito alle forze extraparlamentari per animare le manifestazioni contro il governo.
L’importanza strategica della crisi sta nel fatto che più volte dirigenti iraniani hanno evocato l’annessione del piccolo paese (741 km quadrati) all’Iran, e che attualmente in Bahrein si trova la base navale della V flotta americana nel Golfo Persico. Cose da far tremare le vene al polsi.
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