
Tentar (un giudizio) non nuoce
La pace tra Israele e Palestina è già possibile

Giovedì 7 ottobre, anniversario dell’orrore perpetrato da Hamas nei confronti di Israele ho partecipato ad un evento organizzato dal centro culturale “Massimiliano Kolbe” di Varese che ha invitato due donne: Robi Damelin e Laila Al-Sheikh: una israeliana, l’altra palestinese. Entrambe accumunate dalla perdita di un figlio per mano del nemico e dall’appartenenza a Parents Circle Families Forum, un’associazione israelo-palestinese nata per favorire dialogo, rispetto e tolleranza proprio nelle terre dove queste parole sembrano esser svanite. Una realtà che raccoglie settecento famiglie che hanno avuto lo stesso destino: la perdita di un figlio per mano della controparte. Robi e Laila girano Israele e il mondo per dire che la pace è già possibile e che deve nascere da un percorso di perdono e riconciliazione, innanzitutto a partite da chi è stato vittima di questa indicibile esperienza di violenza.
Vedere queste due donne, ascoltare i loro discorsi, scorgere i loro occhi incontrarsi è stato come guardare l’orrore capace di farsi pace, la violenza diventare una piega della storia in grado di accogliere l’urlo e la disperazione, per trasformarlo in convivenza, riconciliazione, concordia.
Dall’aggravarsi del conflitto solo tre famiglie su settecento hanno abbandonato il Parents Circle e questo la dice lunga sulla forza dell’incontro umano, spogliato da ogni incrostazione ideologica, e basato sulla capacità di guardare l’altro come fratello e non come nemico da abbattere.
«Il mondo mi spaventa»
Tutto questo mi ha permesso di dare una risposta ad un interrogativo che urgeva nel mio cuore da tempo. Esattamente due anni fa, il 15 ottobre del 2022, durante la straordinaria udienza che papa Francesco ha concesso al movimento di Comunione e liberazione, a cui ho partecipato, il Santo Padre ci aveva lanciato questo messaggio: «Vi invito ad accompagnarmi nella profezia per la pace, Cristo Signore della Pace. Il mondo sempre più violento e guerriero mi spaventa sempre più davvero. Lo dico davvero, mi spaventa».
Da allora, mi sono domandato cosa può dare contenuto reale a questa profezia per la pace, in un contesto in cui sono passati due anni e non solo la pace non si è avvicinata, ma al contrario lo scenario mondiale si è aggravato. L’Ucraina è ancora in guerra con la Russia, in Medio Oriente rischia di scatenarsi un conflitto globale. Da allora la conta dei morti è diventata feroce quanto il sangue versato sulla terra brulla, dentro una casa distrutta, ai bordi di un ospedale. Eppure, noi occidentali è come se ci fossimo abituati a convivere con la morte violenta, con la guerra. In fondo, la triste contabilità di chi perde la vita, un arto o la casa, una persona cara, è come se non ci riguardasse più. Tutto è lontano, filtrato dalle notizie che giungono attraverso i media, smorzato dal quotidiano del nostro vivere civile, dai nostri problemi personali, o da qualche risibile bagarre nostrana.
Anche osservando con l’occhio allenato di chi da tempo fa politica, e oggi si occupa in particolare delle relazioni internazionali, mi sono spesso domandato quale possa essere una via diplomatica per la fuoriuscita da una situazione così bloccata, che riguarda le due guerre che oggi più spaventano il mondo.
Un altro paradigma
La risposta l’ho trovata nell’incontro “La pace è già possibile”, nelle pieghe del volto di queste due donne, nell’evidenza che il cuore di ogni singolo uomo concreto, anche quello che agli occhi del mondo appare più piccolo e insignificante, può sgorgare il germe di quello che realmente può cambiare la storia. Da lì, solo da lì, può nascere quel fiotto di vita e amore che è capace di spezzare la catena dell’odio. Un conto è dirlo, un conto è vederlo.
Robi e Laila sono due donne che si proteggono a vicenda, che si difendono, che si danno forza. Le loro mani si stringono, le loro mani si abbracciano, le loro mani sono quelle che fanno il pane, distendono il bucato, danno una carezza ai loro cari. Nelle loro terre sono vessate dai loro conterranei perché si ribellano, si sottraggono alla logica del nemico, a cui è così facile sottostare. Robi e Laila, con tutte le altre famiglie del Parents Circle Families Forum, dimostrano e pongono in evidenza a tutti che è possibile ragionare attraverso un altro paradigma. Questa è la moralità della pace ed è anche la strada che imprime, più ancora degli accordi diplomatici tra i potenti della terra, la via concreta che non teorizza la pace ma la costruisce giorno per giorno, passo dopo passo, allarme dopo allarme.
La pace è già possibile. Adesso. Subito. “Chi ha iniziato?”, “Quanto è stata sproporzionata la risposta”, sono domande legittime a cui risponderà la storia, ma che non aiuteranno nessuno a deporre l’ascia di guerra. Il cuore umano è un ingorgo di bene e verità, di male e di negazione, ma la razionalità e la relazionalità sono gli strumenti che Robi e Laila ci consegnano in dono, come testimonianza e lascito. “La pace è già possibile”.
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