Sarà anche vero che i giovani d’oggi non hanno più valori, che non hanno più curiosità, che non vogliono più far fatica, che non, che non. Ma quando per dieci sere di fila vedi trenta o quaranta di loro che corrono qua e là con i vassoi in mano ai tavoli di una festa di popolo (dalle sette a mezzanotte, e la mattina dopo vanno a scuola), che si sforzano di essere gentili e sorridenti anche con i più arcigni rompiscatole, che non si tirano indietro se c’è da lavare le pentole, o pulire una pastasciutta rovesciata per terra, che in chiusura passano a lavare tavoli e pavimenti, che poi invece di andare a dormire si fermano con i loro amici appena più grandi a cantare i canti della tradizione popolare, e poi i loro amici appena più grandi (fanno l’università) arrivano l’ultima sera e finita la festa si mettono a smontare e lavorano tutta notte fino al giorno dopo (perché i grandi, gli adulti che finiranno il lavoro, di giorno vanno a lavorare), quando vedi tutto questo capisci che forse il problema non è dei giovani, ma che qualche adulto continui a giocare la vita per trasmettere loro la passione per la vita (come succede alla scuola “La Traccia” di Calcinate in provincia di Bergamo, dove le scene testé descritte sono realmente accadute).
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi