Dunque, la crociata radical-talebana è fallita. Già, come cantava Gaber, il giudizio universale non passa per le case (e, a quanto pare, nemmeno per i loft di Paolo Mieli), la strada è l’unica salvezza. Già, bisognava stare per strada per cogliere il buon vento dell’altrove popolare alle maghe magò del ‘sì’ all’abacadabra e intuire con buon anticipo che questa volta lo stregone neosecolarista avrebbe fatto fiasco. E che fiasco! Cocciuta realtà davanti ai deliri di laici al barolo, splendida resistenza dei dati di fatto alla prosopopea degli scienziati pazzi, grandiosa sberla del popolo dell’astensione ai sulfurei negromanti dell’umano ridotto a biotech. Ne è proprio valsa la pena prendersi il rischio un po’ matto che ci siamo presi in compagnia di big one Giuliano Ferrara e di quella sua fantastica postazione contraerea chiamata Il Foglio (per una volta Il Soglio del formidabile Ratzinger, e poi per un’altra Il Figlio di fratello embrione, sorella verità).
Già, ci sono stagioni fortunate in cui l’eroica caducità delle parole può non essere soltanto povera foglia frale, ma trasformarsi, per miracolo della libertà umana e della grazia di Dio, in scuola itinerante, affresco medievale, autodafé efficace e istruttivo l’umana gente più di tutte le furbizie di palazzo e i bombardamenti chirurgici delle corazzate mediatiche. Già, in uno stato ubriaco di gramscismo al caviale, tra élite i cui pensierini marciano al passo dei tacchi a spillo delle soubrette, il popolo sovrano ha scritto una pagina storica, di libertà, laicità, intelligenza stese come un mantello di san Martino a difesa delle intenzioni della vita contro quelle del potere. E ciò grazie anche a una Chiesa cattolica che in tutta sobrietà e fermezza, con i suoi condottieri, i suoi giovani, i suoi movimenti, ha saputo non arretrare di un millimetro davanti all’isteria di una élite modesta e culturalmente retrò, molle nel ventre e dalla ragione tutt’al più dipinta sui muri delle Ferilli e dei Veronesi.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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