La Corte Ue boccia la direttiva sulla conservazione dei dati

Di Chiara Rizzo
08 Aprile 2014
I giudici europei hanno ritenuto invalida la norma che prevede il conservamento dei dati telefonici, i "tabulati" spesso usati nelle indagini. Per la Corte Ue si lede la privacy

La Corte di giustizia europea ha dichiarato invalida la direttiva europea che prevede l’obbligo per i gestori di servizi di telecomunicazioni della conservazione dei dati degli utenti per due anni. Si tratta della direttiva che permette la conservazione di dati quali l’orario di una telefonata o il numero chiamato, e che è ampiamente usata in Italia per le indagini.

LA CORTE UE: «NON SI TUTELA LA PRIVACY». Secondo i giudici europei «imponendo la conservazione di tali dati e consentendovi l’accesso alle autorità nazionali competenti, la direttiva ingerisce in modo particolarmente grave nei diritti fondamentali al rispetto della vita privata e alla protezione dei dati di carattere personale». Resta sganciato da tale direttiva il processo delle intercettazioni vero e proprio, dal momento che già oggi la conservazione dei contenuti delle comunicazioni non è mai prevista ad eccezione dei casi in cui c’è un mandato specifico delle autorità giudiziarie, tuttavia è noto che nel corso di indagini entrassero spesso le analisi di tabulati, rese possibili proprio dalla direttiva oggi bocciata: i giudici europei hanno condannato l’intero impianto della norma, sottolineando c he non si prevedono differenziazioni o eccezioni tra i dati custoditi dalle compagnie, né si pongono limiti contro eventuali abusi dei dati.

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