Unione gaya europea Giovedì 16 marzo il Parlamento europeo con 251 voti a favore, 169 contrari e 13 astensioni (favorevoli le sinistre e i liberali, contrari le destre e i popolari) ha approvato l’articolo 54 della relazione sui diritti umani nel quale chiede ai governi dei 15 stati membri “di modificare la propria legislazione per riconoscere legalmente la convivenza fuori del matrimonio indipendentemente dal sesso”. Si chiedono anche “rapidi progressi sui matrimoni legali fra persone dello stesso sesso”.
Entusiasmo delle associazioni gay che inneggiano a un “segnale di libertà e di tolleranza” dall’Europa contro “l’oscurantismo, l’integralismo e l’ideologia clericale” italiana. Ed entusiasmo dell’ineffabile ministro delle Pari opportunità Laura Balbo che dopo aver sostenuto l’eutanasia auspicando “una morte con dignità” (bando ai favoritismi, pari opportunità anche nella morte) ora dichiara che “il Parlamento non potrà ignorare” questa “spinta forte ad affrontare il problema delle coppie di fatto”. La spinta ad affrontare il problema di un’Europa e, soprattutto, di un’Italia destinata all’estinzione per denatalità, evidentemente non era abbastanza forte. Fortissima, invece, era stata la sua soluzione: “Italiani in via d’estinzione? Sopperiremo con gli immigrati”, e ora forse con i gay. Una classe politica che invece di trovare soluzioni ai problemi della società – della gran parte della società fatta di persone che lavorano, o vorrebbero farlo, si sposano e mettono al mondo dei figli, o vorrebbero farlo – si impegna in battaglie ideologiche e di tolleranza a favore di questa minoranza o di quell’altra sempre con l’intento di far la morale a chi in quella minoranza non si riconosce è, questa sì, una classe politica clericale. Che non solo nella sua astrattezza egualitarista finirà per inaridire le energie più sane e fertili di quella società (la denatalità è solo l’esempio più evidente), ma finirà per non fare nemmeno gli interessi delle minoranze ridotte in ghetto, l’un contro l’altra armata e guardate con sempre maggior sospetto dalla maggioranza. Questa non è l’Europa dei popoli questa è l’Europa dei lazzaretti. Più o meno dorati, più o meno utili alla propaganda.
Scoperta la più diffusa malattia del mondo (Foto trafiletto Io donna) “Prodotto batterico o virale usato per la profilassi delle malattie infettive”. Così lo Zingarelli, autorevole vocabolario della lingua italiana, definisce la parola “vaccino”. La gravidanza, quindi, come si evince da questo trafiletto pubblicato dall’inserto del Corriere della Sera “Io donna” di sabato 18 marzo, sarebbe una malattia infettiva dovuta a dei virus chiamati “spermatozoi” di cui l’uomo è portatore sano. Chissà cosa sono i figli, quindi. Altro che denatalità: chiamiamola prevenzione di massa. Oltretutto siamo all’avanguardia.
Lega antivivisezione contro l’Islam Settimana scorsa si è celebrata la Festa del sacrificio, una delle più importanti dell’Islam. Almeno 100mila musulmani in tutta italia hanno assiepato moschee e palazzetti dello sport adibiti a luoghi di culto mentre i mattatoi hanno lavorato a pieno ritmo fin dalle prime ore del mattino per sgozzare pecore e montoni destinati al sacrificio. A tal proposito la Lega antivivisezione ha protestato vivacemente perché, secondo la liturgia islamica, gli animali sono stati uccisi senza il preventivo stordimento.
Questa sì che è inciviltà: vabbè le mutilazioni sessuali alle donne e le punizioni della Sharia che fanno parte della loro cultura. Ma uccidere tutti quei poveri animali, e senza anestetico. Via, questo, pur con tutto il multiculturalismo che si vuole, ai musulmani non possiamo permetterlo! Il Ppi colto in Castagnetti Televideo, giovedì 16 marzo, ore 16.48: “Il segretario del Ppi Castagnetti ha detto sì all‘accordo raggiunto in Campania sulla candidatura di Bassolino alla presidenza della Regione. ‘Sono soddisfatto – ha affermato – dalle rassicurazioni date dagli alleati che finalmente hanno mostrato di aver capito il problema istituzionale da noi posto’”.
Dunque, ripercorriamo le puntate della telenovela. Dopo un primo tira e molla in cui o’ sindaco si era prima dimesso per candidarsi alla Regione, poi aveva ritirato le dimissioni rinunciando alla candidatura, poi aveva deciso di restare sindaco pur candidandosi alla Regione, è il Ppi ad impuntarsi chiedendo un nuovo candidato per la presidenza della Campania e ufficializzando la candidatura di Gerardo Bianco. È scontro tra Ppi e Ds: per alcuni giorni la rottura sembra inevitabile e ancora lunedì scorso Castagnetti dichiarava che “È Bassolino che deve farsi carico di una risposta che eviti in Campania la spaccatura del centrosinistra”. Martedì era rottura: “Hanno scelto di spaccare il centrosinistra e noi ne prendiamo atto”, dichiarava Castagnetti. Poi mercoledì all’improvviso, la pace e il Ppi dice sì a Bassolino: “Riconosciuta la fondatezza del problema politico-istituzionale”. Ma già giovedì era il giorno dei dubbi: abbiamo vinto o perso si chiedevano a piazza del Gesù e il candidato trombato Gerardo Bianco dichiarava che “il Ppi non ha più una spina dorsale”. A forza di ringhiare il Ppi ha mostrato di non aver denti. Ma tanta fame di poltrone. E non solo di quelle romane. A Napoli Castagnetti avrebbe strappato non si è ben capito quali “rassicurazioni”: si tratterebbe di un accordo per sostenere un emendamento in Parlamento per anticipare all’autunno le elezioni al Comune partenopeo Il che dovrebbe portare ad eleggere a sindaco un popolare. Insomma, il Parlamento usato per ratificare degli accordicchi di coalizione E poi dicono della prima repubblica. La quale almeno era frequentata da politici seri che non sbraitavano per settimane la loro opposizione al capo, per poi calarsi le braghe dichiarando ai quattro venti che avranno una contropartita per legge. La via perfetta per mettersi contro l’intero parlamento e vedere il proprio accordo impallinato tra i pernacchi generali. Mazzati e spernacchiati.
Processate Craxi, vivo o morto L’8 marzo scorso, su richiesta del pm Stefano Aprile, la procura di Milano ha chiesto ai giudici della Cassazione di annullare la sentenza di non luogo a procedere emessa in seguito alla scomparsa del leader socialista, e che quindi il processo sia riaperto. Da quanto si legge nel ricorso, secondo il pm Aprile “non è affatto notorio che il Craxi sia deceduto il 19 gennaio 2000, a meno di voler ritenere che costituisca fatto notorio la notizia giornalistica che riferisce di un funerale svoltosi all’estero (…) Invero manca la prova documentale certa della morte del Craxi. L’ufficiale di anagrafe all’uopo opportunamente interpellato dal giudice e dal pm non ha trasmesso il certificato di morte”.
Per gli zelanti legulei di palazzo di giustizia solo la carta conta, e che sia bollata. Anche la morte deve passare al vaglio del loro giudizio. Divino.
La democrazia cilena di Di Pietro Settimana scorsa, nella consueta rubrica su “Oggi”, Antonio Di Pietro ha esposto le ragioni che di recente lo hanno portato in Cile come rappresentante della delegazione del Parlamento europeo dopo l’investitura del nuovo presidente Lagos: “Per rendere omaggio al nuovo corso e al ritorno della democrazia cilena. (…) Vi era la necessità per la comunità internazionale di schierarsi a fianco del nuovo corso democratico del Cile”, proprio ora che è tornato in patria il dittatore Pinochet.