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La civil partnership “modello Renzi” è «un passo verso le nozze gay. Alfano non sia ingenuo»

Intervista al vicepresidente dell'Unione giuristi cattolici italiani, Giancarlo Cerrelli. «Le Unioni Civili all'inglese sono state lo strumento che ha portato alla legalizzazione del matrimonio omosessuale»

Benedetta Frigerio
18/12/2013 - 4:00
Politica
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È in arrivo una nuova proposta di legge sulle “unioni civili” sostenuta da Matteo Renzi. Non prevede l’adozione dei figli, ma, come scriveva ieri Repubblica, «è una scelta voluta, fatta per andare a gradi». Giancarlo Cerrelli, vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, spiega a tempi.it dove stia «l’inutilità pretestuosa della legge ammessa dagli stessi proponenti»

Cerrelli, il vicepremier Angelino Alfano ha ribattuto che il matrimonio è solo fra uomo e donna, ma ha aggiunto: «Siccome abbiamo grande rispetto per l’affettività siamo pronti per delle garanzie patrimoniali». Non esistono già queste garanzie?
A parte che l’affettività e il sentimento non sono contemplati dall’ordinamento civile, le coppie di fatto hanno ormai praticamente tutti i diritti degli sposi. Non siamo ingenui, l’intento è un altro: leggo sull’articolo di Repubblica le dichiarazioni della senatrice Laura Cantini (Pd) che sostiene la proposta di Renzi: «Ci fermiamo dove il Paese è maturo per arrivare, prima del matrimonio tra persone dello stesso sesso e prima della delicatissima questione dei figli e delle adozioni». E aggiunge: «Non si deve fare lo stesso errore della sinistra di individuare l’ottimale, senza poi ottenere nulla». Hanno capito che cercare di avere tutto e subito non è una via percorribile.

Quindi sarà adottata una nuova strategia?
È quella del trasbordo ideologico inavvertito. Hanno compreso che per arrivare alla meta devono muoversi a piccoli passi, piano piano, per step. In questo modo la società non si spaventa. Si depotenzia, così, il meccanismo di difesa psicologico delle persone, per cui davanti al pericolo non si reagisce più e si tende a minimizzare e ad accettare delle vie d’uscita, in modo che nessuno si opponga. Intanto, però, ingeriamo il veleno a piccole dosi: qualche giorno fa si parlava dei contratti di convivenza dei notai per le tutele patrimoniali delle coppie di fatto, che attestano, peraltro, che forme di garanzia di tipo privatistico esistono già. Ora Renzi parla di Unioni Civili all’inglese, lo strumento con cui, come accaduto nel Regno Unito, si legalizza il matrimonio omosessuale. Si comprende, pertanto, a questo punto, anche la pretestuosità dei “registri delle unioni civili” che – per un ordine di scuderia – molti Comuni hanno istituito, o che intendono istituire. Da alcuni sono stati snobbati perché giuridicamente irrilevanti, eccoli, invece, pronti all’uso. Tali registri, come ho sostenuto tempo fa, non hanno soltanto un fine simbolico, ma anche e soprattutto un fine ideologico. Non è giusto aprire altri pertugi alla diga, che protegge l’istituto della famiglia naturale fondata sul matrimonio.

Cosa significa?
Con queste unioni si accetta, di fatto, una famiglia alternativa: puoi ricevere diritti senza doveri. Una famiglia del genere è debole, in fondo dipendente dallo Stato che legifera sull’incertezza. Il nostro ordinamento civile non lo ha mai permesso, proprio per tutelare la stabilità sociale. Da qui siamo a un passo dall’accettare anche il matrimonio e le adozioni da parte di coppie dello stesso sesso.

Si dice che con i Civil partnership si vorrebbe consentire ai conviventi di poter beneficiare di un’eventuale assicurazione sulla vita in caso di morte del proprio convivente, di poter ottenere la reversibilità della pensione del convivente dopo la sua morte e anche di ottenere la possibilità di succedere. Cosa pensa in proposito?
Credo che tutto ciò sia pretestuoso, lo scopo è un altro: legittimare le unioni omosessuali. Infatti, per quanto riguarda l’assicurazione, già ora il convivente può beneficiarne. Infatti le casse sanitarie professionali o le agenzie assicurative permettono che il beneficiario della polizza (vita, infortuni etc.) sia chiunque. Circa la pensione di reversibilità, consiglio ai proponenti della legge di fare un passaggio dalla Ragioneria dello Stato per verificare se il sistema previdenziale del nostro Paese sia in grado di sostenere una tale riforma. Non si può non tenere conto del trend demografico decrescente e di quello crescente della popolazione anziana in età pensionabile. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 461 del 3 novembre 2000, ha poi escluso l’esistenza di un diritto alla pensione di reversibilità del convivente del lavoratore deceduto. E ciò perché, ad avviso della Consulta, non vi è una discriminazione rispetto al coniuge e quindi una violazione del principio di uguaglianza: «La convivenza more uxorio si caratterizza per l’inesistenza di quei diritti e doveri reciproci, sia personali che patrimoniali che nascono dal matrimonio». La Corte Costituzionale fa intendere che la concessione della reversibilità della pensione esige certezza di rapporto che solo il matrimonio può dare. Chi dice che i conviventi non possono assistere i loro compagni in ospedale mente: esiste la possibilità, come per tutti, di nominare un amministratore di sostegno qualsiasi. Aggiungo che se due persone stipulano insieme un contratto d’affitto, secondo la giurisprudenza consolidata, al momento della morte di uno dei due conviventi succede l’altro. Inoltre per ciò che attiene ai diritti successori, nulla impedisce ai componenti di una coppia di fatto di stabilire, nelle forme previste, disposizioni testamentarie l’uno in favore dell’altro. Infine, se già il matrimonio a volte viene usato per costituire “famiglie di comodo” a scopi esclusivamente successori, i patti civili accentuerebbero la strumentalizzazione e l’incertezza.

Ritornando alla questione dell’affettività di cui parla Alfano, perché sarebbe pericoloso contemplarla nell’ordinamento civile?
Non essendo quantificabile né misurabile, come fa il giudice ad accertarla? Il magistrato, quando emana una sentenza, può farlo solo sulla base di fatti oggettivi, non di emozioni impercettibili dello spirito. Non esistono diritti elargibili sulla base di sentimenti. Ad esempio, l’articolo 143 del Codice civile parla di diritti concessi a chi si assume dei doveri. Come nei confronti dei figli non si parla di amore da parte dei genitori, ma del dovere di educarli e istruirli. Al contrario? Creiamo una società sempre più liquida, in cui il desiderio dei più forti prevale su quello dei più deboli, in questo caso appunto dei figli. Se l’ordinamento civile viene stravolto in questo senso non ci sarà più alcun impedimento al matrimonio e all’adozione da parte di coppie omosessuali. È una rivoluzione giuridico culturale che per essere attuata si muove a piccoli passi, per fermarla quindi non possiamo tollerane neppure uno in avanti. Concordo con quanto disse il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, durante la prolusione alle Settimane Sociali il 12 settembre 2013: «La famiglia non può essere umiliata e modellata da rappresentazioni similari che in modo felpato costituiscono un “vulnus” progressivo alla sua specifica identità e che non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento».

@frigeriobenedet

Tags: angelino alfanocivil partnershipcoppie di fattodiritti gaygayGiancarlo CerrelliMatrimonioMatteo Renziomosessualeregistro coppie di fattounioni civili
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