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La cattedrale, il parco e i neomarxisti

È una situazione di stallo quella che si vive da giorni a Ekaterinburg, quarta città della Russia per numero di abitanti e principale centro della regione degli Urali. Dal 12 maggio si fronteggiano, in piazza e sui social, i sostenitori della costruzione della cattedrale di S. Caterina con quelli che al contrario vogliono conservare l’area verde che verrebbe cancellata. Già da alcuni anni si discute il progetto di una nuova cattedrale dedicata alla patrona della città, dopo la distruzione dell’antico tempio avvenuta nel 1930 in epoca sovietica. Finalmente nell’aprile scorso si è raggiunto un accordo sul luogo della costruzione: la centralissima Piazza dell’Ottobre, lungo la riva dell’Iset’.
La nuova cattedrale sarebbe solo uno degli edifici del progetto, che prevede la riqualificazione del quartiere ad uso civile e commerciale-amministrativo, ma ne farebbero le spese, oltre all’area verde, anche alcuni edifici storici d’inizio ‘900. Secondo il progetto la cattedrale dovrebbe venire ultimata entro il 2023, in occasione del 300° anniversario della fondazione cittadina.

La querelle fra opposte fazioni di cittadini è cominciata dopo che l’area in cui dovrà sorgere il cantiere è stata recintata nottetempo, suscitando in molti la sensazione di aver subìto il «furto notturno» del piccolo parco contiguo alla piazza, tanto più che la città dal 2016 è sull’elenco dei centri più ecologicamente malridotti della Russia. Nei giorni successivi la situazione è diventata incandescente, fino a degenerare nello scontro fisico tra forze dell’ordine e manifestanti, come ha ben riassunto AsiaNews.

Fedeli alla linea espressa da Putin secondo il quale le chiese «devono unire, non dividere la gente» e che «se le persone non sono d’accordo, bisogna rispettare la loro opinione», le autorità locali si sono affrettate a metterci una pezza, cercando una mediazione e fermando il cantiere finché non saranno noti i risultati del sondaggio cittadino previsto nelle prossime settimane. Intanto la stampa locale ha già lanciato un suo rilevamento, da cui emerge che il 92% degli intervistati è contrario alla costruzione della cattedrale in quel luogo.

Così il governatore Evgenij Kujvašev ha sposato la linea moderata, dicendosi pronto a riconoscere gli eventuali errori: «Il problema non è “o la cattedrale o il parco”, perché entrambi sono necessari, e dovete decidere voi cittadini dove debba stare l’uno e l’altra». Una linea che arriva a scoppio ritardato ed è sintomo della difficoltà della leadership russa nel gestire situazioni di irritazione sociale che si ripetono da qualche tempo con una certa frequenza, come le manifestazioni contro le nuove discariche di Mosca e Archangel’sk, o contro l’apertura di un «centro patriottico» all’interno di un parco a Ulan-Ude, in Burjatija. Dai circoli dell’opposizione si parla proprio di eco-attivismo quale unica possibilità attuale per il cittadino, privo di corpi intermedi, di partecipare alla gestione della società civile.

Kostantin Eggert, autorevole osservatore indipendente, si dice preoccupato per l’ondata di odio che nota nella giovane generazione nei confronti dell’establishment e di una Chiesa ortodossa percepita come saldamente legata al «trono». Eggert teme che nemmeno il grande impegno di carità di cui è capace la Chiesa – basti pensare alla tutela della vita e della famiglia o, proprio ad Ekaterinburg, a celebrazioni che uniscono il popolo – possa salvare la situazione: «Fra il numero costantemente in crescita degli avversari della Chiesa, sono sempre di più i giovani neomarxisti, per i quali il terrore anticlericale dei bolscevichi è stato in fondo una politica corretta».

Nel caso di Ekaterinburg, Eggert osserva che potrebbe diventare un episodio paradigmatico: al di là del problema legato al parco, quello che colpisce è la presenza di persone ben motivate, convinte delle proprie idee e pronte all’azione.
L’élite al potere, di cui per Eggert fanno parte anche le alte sfere della Chiesa, reagiscono secondo schemi superati: il metropolita locale Kirill «invece che andare incontro ai manifestanti e parlare con loro in modo pacato, per bocca del suo rappresentante invita a “valutare dal punto di vista giuridico” le azioni degli attivisti – fuori metafora: arrestare e condannare… Quando non c’è altro modo di difendersi che appellarsi ai procuratori e ai picchiatori [i professionisti di arti marziali arruolati per riportare l’ordine], si è già perso».

«Sì, erano pochi quelli che scandivano “Chi non salta – è per la chiesa!”, ma sono giovani e pronti ad agire secondo le proprie convinzioni», e se un giorno saranno loro ad occupare i palazzi del potere – conclude Eggert, – avremo politici «di estrema sinistra, anticlericali e radical-egualitari».

 

 

 

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