“L’altra metà del cielo”. Sante a Firenze

Di Elisabetta Galeffi
13 Marzo 2015
La toponomastica delle città europee è costruita intorno alla fede cristiana, Firenze è uno degli esempi più importanti per la sua antichità e la sua storia.

Casa-Martelli-firenzeLa toponomastica delle città europee è costruita intorno alla fede cristiana, Firenze è uno degli esempi più importanti per la sua antichità e la sua storia.

Nel capoluogo toscano, in questi giorni, il tema dei santi, specialmente di quelli fiorentini, è particolarmente vivo con una bella scoperta: non esiste e non è mai esistito problema di pari opportunità per santità e venerazione a Firenze. Ne costituisce prova la bella mostra al Museo di Casa Martelli, dal titolo “L’altra metà del cielo”, prorogata adesso fino al 10 aprile, e il libro, appena pubblicato, a cura della casa editrice Pagliai, Le strade dei Santi a Firenze.

L’esibizione a “Casa Martelli” è dedicata a tre sante, tutte e tre, in epoche diverse, figlie di famiglie importanti o danarose, donne coraggiose e controcorrente: Giuliana Falconieri, 1271 (?)- 1341, fondatrice dei Servi di Maria, famosissimo ordine chiamato a causa del vestito, le Mantellate; Maria Maddalena de’ Pazzi, 1566-1607, a cui si deve la nascita del convento di Santa Maria degli Angeli e Caterina dei Ricci, 1522-1590, colei che fece suoi gli insegnamenti del monaco Savonarola, bruciato in piazza della Signoria nel 1498 per eresia.

La topografia cittadina è un modo, anche divertente, per far tornare alla memoria storie di santità, curiosità, leggende. Una storia di santità femminile eroica è quella celebrata da “via Santa Reparata” una strada centrale vicino al mercato di San Lorenzo, che ricorda il primo Duomo cittadino. Di cui gli antichissimi resti, del 1296, sono stati rinvenuti, nel 1974, sotto Santa Maria del Fiore. Duomo dedicato alla giovane martire Reparata, nata a Cesarea e uccisa, tra il 249-251 D.C., dopo atroci torture, sotto l’imperatore romano Decio.

“Via delle Pinzochere”, nell’area di piazza Santa Croce, è una strada dal nome veramente strano per riuscire ad indovinarne l’origine e la matrice cristiana.

Alcune storie raccontano che le “pinzochere” erano le prime seguaci della Beata che segnò la storia della Firenze medioevale cristiana: Umiliana dei Cerchi. Le terziare laiche francescane, probabilmente le prime donne pie a riunirsi in gruppo per aiutare i poveri sfamandoli e ricoverandoli, così dette per vestito-saio dal colore grigetto, la cui tela si chiamava “bizzo”.

Non lontana da qui, adiacente alla via Ghibellina, quell’altra Firenze che le pinzochere prendeva in giro per il loro perbenismo considerato bigotteria, ecco la “via de’ Cerchi” a ricordo della ricca famiglia di Umiliana che impedì alla Beata, si era intorno, alla fine degli anni ’30 del 1200, di entrare in convento e la costrinse alla solitudine eremitica in una stanza dell’antico palazzo. Via Umiliana sempre nei pressi, ricorda la venerazione di Firenze per questa donna. I suoi funerali sono ricordati, in molte cronache fiorentine, per la eccezionale partecipazione di popolo e la sua fama di santità è stata così forte da durare immutata negli anni, tanto che il processo di beatificazione di Umiliana dei Cerchi ebbe inizio a 448 anni dalla sua morte, sotto papa Innocenzo XII.

Un’altra via, quelle delle Mantellate, è lì a memoria immemore proprio di Giuliana Falconieri e il suo ordine così fiorente tanto che una via delle Mantellate si trova anche a Roma.

Come scrive Monsignor Timothy Verdon, nell’introduzione al saggio sulle vie dei santi a Firenze, «i santi sono quei coraggiosi che accettano di cambiare come Dio vuole, il loro ricordo nei nomi delle strade cittadine è già una forma della nostra preghiera a loro» come quando ammiriamo un opera d’arte che li ritrae.

Con questo intento Firenze ha voluto due strade dedicate a due donne che hanno lasciato un segno indelebile nel cuore cristiano della città: suor Maria Celeste, al secolo Virginia Galilei, figlia del grande astronomo, che forse ha subito il pregiudizio sulla strada della beatificazione dalle vicende paterne, e suor Plautilla, la priora del Monastero domenicano di Santa Caterina in Cafaggio.

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