«Sinistra dove sei?». Lo chiede in un editoriale il direttore dell’Huffington post, Lucia Annunziata, dopo la strage di cristiani in Kenya. «Mi chiedo dove sia la Sinistra, con la S maiuscola, quell’ampio schieramento sociale che è tale perché ha una storia e dei principi, perché è fuori dalle gabbie e dalle beghe delle quotidianità, che ama se stesso perché ama il suo senso della giustizia. Dov’è in questo momento di fronte al più terribile dei crimini perpetrati oggi contro i deboli?». C’è qualcosa che non torna, rileva la giornalista, come già aveva fatto Marcello Foa sul Giornale, notando che «se sono cristiani, i morti non ci interessano».
«Parlo – scrive Annunziata – delle stragi di cristiani che bagnano di sangue tante terre del mondo. Perché non ricevo appelli da firmare ( eppure me ne inviano di ogni tipo)? Perché nessuno promuove non dico una manifestazione ma un sit-in, o una qualunque riunione? Non all’uditorium, non all’Ambra Jovinelli, ma nemmeno in un padiglione qualunque di periferia, o in una piazza storica occupata dalla Cgil o dalla Fiom. Nulla. Non sento slogan, non arrivano documenti, né appelli, né proposte di sottoscrizione».
«Se guardo alla cronaca di questi ultimi mesi la Sinistra si è accollata una quantità enorme di cause – quelle delle donne, del femminicidio, degli operai, della disoccupazione giovanile, dei matrimoni fra cittadini dello stesso sesso, di tagli agli sprechi della politica, di riforme delle istituzioni, di cambio della forma partito, della libertà su internet o delle tasse a Google, della privacy, della innovazione , di rottamazione, di povertà e austerità, ma anche di chilometro zero, di talento e di diete giuste, di arte e corpo, di corpo e tatuaggi, di Isis e Guerra, di Europa e Guerra, di Putin, di Obama e di Charlie Hebdo e del Museo del Bardo. Ma, eccezion fatta per pochi, mai una volta, in tutte queste passioni si sono inseriti la pena o l’orrore per la morte di uomini e donne a causa della loro fede. La morte cioè come violazione finale del diritto più importante della libertà personale. Fede che, per altro, è quella della maggioranza del nostro paese, ed è anche la base della definizione (volerlo o meno) della storia e della cultura del continente in cui viviamo. No, non sono cattolica, e nemmeno una neoconvertita. Sono atea e intendo rimanere tale. E no, non ho scritto una sola riga sull’attuale Papa, non sono andata a Messa dalle nuove gerarchie religiose e ancor meno mi sono spinta a dire che questo Papa sta facendo una rivoluzione ed è il vero leader della sinistra. Sono però una giornalista e credo di riuscire ancora a capire cosa è una notizia. E la notizia di questi giorni è la solitudine in cui è stato lasciato proprio questo popolarissimo Papa, da mesi voce unica nel denunciare le stragi dei fedeli e oggi unico capo di stato a puntare il dito contro l’immobilismo delle Nazioni Occidentali su questi eccidi. L’esatto contrario di Charlie Hebdo, insomma».
«La sinistra non può stare zitta, ripeto – conclude Annunziata -. Al contrario, il suo silenzio, le sue paure di varcare confini, di accettare il rischio di commistioni, di andare a scontri scomodi è, nelle condizioni date, anche la strada migliore per dichiarare la propria dissoluzione morale».
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