Nata venticinque anni fa dalla preoccupazione educativa di alcune famiglie nei confronti di figli ancora in tenera età, la Fondazione “Karis Foundation” si è sviluppata fino a diventare una realtà che comprende sette sezioni di scuola materna, due di scuola elementare, tre di media e due di liceo classico (tutte parificate o legalmente riconosciute).
Le centinaia di alunni, la costante, operosa partecipazione alla sua vita di altrettante famiglie delle più diverse appartenenze sociali, ideologiche e religiose (proprio in forza dell’ispirazione cristiana che ci anima) testimoniano la bontà di un progetto capace sia di accoglienza dell’umano (di tutto l’umano!) che di elaborazione culturale.
Tale infatti è la caratteristica delle nostre scuole: chi arriva a frequentarle ci si trova bene perché il suo umano, l’ossatura di quella domanda di verità, libertà, felicità e compimento di sé e delle proprie attese che lo costituisce, trova sostegno e intuizione (se non grazia) di compimento: anche la disciplina, anche l’ordine delle disposizioni materiali è indirizzato lì.
Ma, insieme al clima umano (cioè “umanistico” nel senso migliore della parola) che si respira, in grado di portare a maturità il desiderio di diventare grandi dei ragazzi, insieme a tutto questo c’è una classe docente che “sa”: un corpo insegnante in grado di trasmettere loro una capacità critica per cui chi esce di qui è in grado di pensare con la propria testa, con quella autonoma, sicura capacità di giudizio che fa di lui un uomo libero, non un ripetitore del pensiero (debole) dominante.
Cosa tanto più significativa proprio perché è di gente così che c’è bisogno oggi per rigenerare una convivenza malata di conformismo.
C’è bisogno di gente intraprendente, energica, intelligentemente aperta alla realtà per ritirar su dalle fondamenta l’uomo prima ancora che il paese, proprio dal punto di vista di una imprenditorialità di sé e del proprio cuore che trova il modo di rifondarsi, oppure in cosa possiamo sperare? Il fatto è che valori come la libertà e l’intraprendenza di giudizio (oltre che di azione) da noi non sono chiacchiere: siamo una scuola libera, cioè una scuola che deve reggere la concorrenza (sleale, anche se di mercato) con lo Stato.
O funzioniamo al meglio, nel senso che il nostro prodotto è il migliore (più disinvolto, più libero, più colto e formativo) oppure chiudiamo.