Italiano a Tokyo da 26 anni: «La stampa esagera: la situazione ancora è stabile»

Di Benedetta Frigerio
28 Marzo 2011
Ermanno Arienti, da 26 anni a Tokyo, racconta preoccupato la situazione nella capitale, ma ridimensiona le informazioni della stampa estera: «Non sono uno sprovveduto. Se ci fosse pericolo sarei già in Italia, ma sto alle fonti attendibili che concordano sulla sicurezza. A Roma ci sono più radiazioni che a Tokyo»

«Bisogna ponderare quanto dice la stampa italiana rispetto alle notizie che dà il governo giapponese. Certamente la situazione non è a rischio zero, ma sui giornali esteri si leggono cose inverosimili e ingigantite. Meglio ascoltare gli scienziati venuti qui da tutto il mondo». Così, l’italiano Ermanno Arienti descrive la situazione a Tokyo, città in cui vive da ormai 26 anni insieme alla moglie giapponese e alle due figlie.

Le ultime notizie riguardo al livello di radiazioni presenti a Tokio sono allarmanti. Perché non scegliete di partire?
La situazione per ora è stabile. Il reattore numero 3 non funziona più, mentre gli altri stanno cercando di recuperarli. Non sono un incosciente, ma mi muoverò solo in caso di pericolo reale.

Non sarebbe meglio disattivare tutti i reattori?
Io credo di sì, anche perché stiamo vedendo che si può vivere anche senza l’energia prodotta dai reattori. Stiamo quasi tornando alla normalità, anche se molti treni non funzionano e se per ora viaggiamo senza luci e riscaldamenti. Possiamo fare dei sacrifici in attesa di trovare delle fonti di energia diverse. Comunque le rinunce chieste a un cittadino di Tokyo non sono nulla rispetto a quelle di chi al Nord sta andando avanti patendo il freddo senza lamentarsi: stanno vivendo le difficoltà con grande dignità e stanno cercando di ricostruire senza abbattersi. Non solo, devo dire che l’unità del popolo lì si sta rinforzando.

Come rimanere tanto tranquilli quando la stampa internazionale ha parlato di 4 milioni di sfollati da Tokyo e di un livello di radiazioni che sta raggiungendo un terzo di quelle di Cernobyl?
La stampa internazionale, anche quella italiana, ha esagerato le cose. Non è assolutamente vero che ci sono gli sfollati: qualcuno è andato via oppure si è assentato dalla città, ma parlare di 4 milioni di sfollati è da pazzi. Inoltre qui a Tokyo il livello delle radiazioni è più basso di quello rilevato a Roma. Lo hanno detto i sei scienziati mandati qui dall’Italia. L’unico pericolo è stato avvertito un giorno quando ha piovuto: c’era dell’acqua contaminata e delle verdure, non ancora in commercio, sospette. Ma ora è tornato tutto alla normalità.

Ma non è il governo giapponese a minimizzare?
Le informazioni che ci danno sono molto affidabili. Se all’inizio temevo anche io che il governo minimizzasse ora so che non mente: hanno mandato scienziati da tutti i paesi che confermano quanto detto dallo Stato giapponese. Anche le voci degli scienziati americani, mandati qui per paura che il vento porti radiazioni in Usa, sono rassicuranti. L’ambasciata italiana poi ci dà informazioni continue e ci chiama per tenerci aggiornati. Non sono un incosciente, ma prenderò l’aereo solo se ci fosse il rischio di uno scoppio della centrale e se le informazioni degli scienziati internazionali iniziassero a divergere da quelle del governo.

Per quanto riguarda il terremoto e lo tsunami ci sono ancora dei rischi?
Ogni tanto sentiamo ancora qualche scossa, ma sono solo di assestamento. Non siamo arrivati all’apocalisse, anche se certo impressiona che sia successo un disastro del genere nel paese più preparato ad evitare catastrofi simili. Pensare che la cittadina rasa al suolo era stata presa come modello di precauzione davanti a uno tsunami fa pensare: avevano costruito una diga di cemento armato alta dieci metri che è stata spazzata via in un attimo. Ci sono stati 10 mila morti e i dispersi sono ancora 20 mila. Una tragedia che ha superato anche le previsioni dei sismologi più pessimisti a cui, comunque, ci eravamo preparati.

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