L’Italia è omofoba? Controcanto a un sondaggio poco attendibile
Tratto dal blog di Giuliano Guzzo – Nuovo rapporto su discriminazioni legate all’orientamento sessuale, nuova occasione per rilanciare il teorema dell’Italia come Paese intollerante. Peccato che si tratti, ancora una volta, di un documento – ad essere buoni – di assai scarsa attendibilità. Stiamo parlando del rapporto dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra), presentato in occasione della prima conferenza europea sui diritti di gay, lesbiche, bisex e transessuali, organizzata dalla presidenza italiana dell’Ue. Le sintesi giornalistiche hanno riportato solo i risultati di questa ricerca dalla quale l’Italia, tanto per cambiare, esce molto male, figurando fra i Paesi meno tolleranti. Un esame meno superficiale delle quasi 140 pagine di questo documento [1] rivela però criticità che – anche se non possono certo farci escludere il verificarsi, nel nostro Paese, di aggressioni ai danni di cittadini di tendenza non eterosessuale – di certo sconfessano scenari da incubo. Si tratta anzitutto di criticità metodologiche. Infatti i dati del rapporto derivano da sondaggi on line, opzione che, come del resto lo stesso Rapporto non omette di precisare, pone a priori tutta una serie di limiti quali la non casualità del campione, la possibilità di compilazioni ripetute del questionario da parte di uno stesso soggetto, la disparità geografica ed economica per quanto riguarda l’accesso ad internet [2].
La lunghezza del questionario e la vastità del campione (oltre 90.000 persone) – si legge nel documento – dovrebbero arginare il peso di queste criticità, che però certamente rimangono, soprattutto per quanto riguarda la fedeltà del campione rispetto alle caratteristiche generali della popolazione LGBT, fedeltà che pare già compromessa, per esempio, dalla palese disparità percentuale fra individui omosessuali (62%) e lesbiche (16%) interpellati. Questo, si badi, non significa che il rapporto della Fra sia carta straccia, ma certo siamo ben lontani da un lavoro dal quale si possano trarre conclusioni di carattere generale e, soprattutto, considerazioni definitive sull’intolleranza che spopolerebbe in Italia. Anche perché, in aggiunta a quelle metodologiche qui appena accennate, vi sono anche criticità, per così dire, più di contenuto. La più rilevante delle quali concerne il fatto che il sondaggio, delle persone LGBT coinvolte, considera non le discriminazioni provate e neppure quelle denunciate bensì, principalmente, quelle percepite: «The survey then focused specifically on their perceptions of discrimination because of being LGBT» [3]. Sia chiaro: nessuno considera una discriminazione percepita automaticamente falsa, ma va detto che ritenerla automaticamente effettiva costituirebbe allo stesso modo un rischio.
Ne consegue, anche sorvolando sui profili critici di questo documento – realizzato in collaborazione con ILGA, realtà che in un suo rapporto con ancora più limiti metodologici di questo [4] metteva in luce come da noi il 73% delle persone omosessuali e transgender sarebbe vittima di discriminazione [5] –, che tutto quel che alla luce di questo rapporto al massimo si può dire è che le persone che si dichiarano appartenenti alla comunità LGBT, in Italia, tendono a dichiararsi più discriminate che in altri Paesi. Un dato che non può essere bollato come insignificante, ovviamente. Ma che non può essere neppure letto senza considerare altri dati non meno utili, come per esempio quelli Oscad [6] – acronimo che sta per Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, a cura di rappresentanti di Polizia di Stato e Carabinieri -, che riferiscono mediamente di 28 segnalazioni di casi di discriminazioni di stampo omofobico all’anno (uno ogni 2 milioni di italiani, non proprio un’emergenza), o quelli secondo cui i turisti LGBT spendono da noi 2,7 miliardi di euro alll’anno e per l’Expo 2015 ne sono attesi ben due milioni [7]. Fossimo davvero un Paese tanto intollerante, avremmo molte più segnalazioni di discriminazioni ed assai meno turisti LGBT; a meno che non si creda che due milioni di persone, attirate dall’Expo, verranno in Italia pur sapendo di rischiare grosso.
Note: [1] Cfr. EU LGBT survey. European Union lesbian, gay, bisexual and transgender survey. Main results (2014) «European Union Agency for Fundamental Rights», Publications Office of the European Union: Luxembourg; [2] Ibidem, p.24; [3] Ibidem, p.25; [4] Cfr. Arcuri G. Europa: 370.000 euro pubblici versati alla lobby gay per un sondaggio dall’esito stabilito a tavolino (e costato quasi nulla: dove finiscono allora i soldi).«La Bussola Quotidiana»: 18.04.2012; [5] Cfr. ILGA-Europe Annual Review 2013: Italy, p.129; [6] Cfr.Osservatorio per la Sicurezza contro gli atti discriminatori (2013), «Ministero dell’Interno», p.7; [7] Cfr. Roncati V. Hotel, ristoranti, agenzie gay friendly. Anche così Milano prepara l’Expo. «Ansa»: 6.10.2014.
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9 commenti
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@Mike
E certo che sarebbe molto diverso diventeremo nuovamente barbari e incivili!!!! Discriminare se non anche offendere non è un opinione ma un comportamento che giustamente andrebbe quantomeno stigmatizzato.
Già nel 2008 in Spagna per le vie di Barcellona era possibile vedere abitualmente coppie gay che camminavano per strada mano nella mano o che si baciamano esattamente come tutte le altre coppie etero e questo non faceva voltare indietro nessuno visto che era considerato una cosa normalissima. Oggi lo è in gran parte dell’Europa, noi invece abbiamo ancora una classe politica che si permette di dare giudizi pesanti e discriminatori come per esempio quelle di Buonanno sindaco ed europarlamentare leghista di Borgosesia che ha affermato:’Non mi piace che due persone dello stesso sesso si scambino effusioni in pubblico. E’ una questione di rispetto. E sono convinto che sia diseducativo anche per i bambini’.
Come se non bastasse questo sindaco è pronto a firmare un’ordinanza contro lo scambio di effusioni in pubblico tra persone dello stesso sesso in pubblico. E se queste dovessero essere pizzicati per le vie della città mentre si scambiano dei baci la sorpresa potrebbe essere amara e soprattutto salata visto che la multa potrebbe essere perfino di 500 euro. (altro che legge Scalfarotto!!!)
Del resto cosa si può pretendere da un rappresentante delle Istituzioni pubbliche che nel suo ufficio oltre al crocefisso tiene appesa anche una foto di Putin?
Filomena, mi stupisce alquanto che tu faccia campagna elettorale per un sindaco leghista così determinato nell’applicare la legge.
C’è poco da stupirsi signor Stoppani… La femminista Filomena, così come le sue comari omosessualiste e femministarde varie, segue chi le finanzia, non hanno nessuno ideale da difendere ma solo i finanziamenti pubblici che ricevono le loro “associazioni”.
Si tratta di vile prostituzione intellettuale e le femministe alla Filomena campano di questo. Nessun ideale, loro sono fans del soldo.
Che poi le femministe facciano mettere il rossetto ai bimbi maschi, che parlino di rapporti orali omosessuali, o che impongano il neutro nella lingua, per loro conta fino ad un certo punto. Basta che hanno la paghetta. Che poi le femministe difendano il perverso dottor John Money che fece suicidare David Reimer, poco gli importa. Non hanno nessuna etica, niente di niente. Cerchiamo di non dimenticarci di loro, così come loro non si dimenticheranno di noi.
cosa NORMALISSIMA e immagino BELLISSIMA. riguardo al sindaco buonanno, che tu pur criticando onori del ruolo di RAPPRESENTANTE DELLE ISTITUZIONI PUBBLICHE – definzione molto vaga – : usa lo stesso criterio nel valutare il comportamento di marino e pisapia e tutti gli altri. loro ti piacciono – anche se stravolgono il loro ruolo – perchè sono a favore delle coppie gay.
in spagna ci sono leggi anti omofobia, il che significa che agli omosessuali meglio non dare fastidio. in italia le leggi anti omofobia per ora non ci sono, e chiunque può dire ciò che pensa. e senza andare sul pesante, può anche solo dire che il matrimonio è tra uomo e donna e che i bambini devono crescere con un padre e una madre, ma se così parla non rischia nulla. è spiegabile quindi perchè per le vie di barcellona nessuno avesse da ridire se due uomini o due donne si scambiavano effusioni. in spagna infatti la libertà di espressione non esiste più. sarebbe interessante togliere tutte le leggi liberticide in europa, incluse quelle che colpiscono chi critica l’aborto, e poi osservare che succede. per me sarebbe molto diverso.
perchè non si preoccupano del trattamento diverso riservato ad es. al manager di Moxilla che si era espresso a favore della famiglia tradizionale – e perciò licenziato e discriminato – e quello riservato al successore di steve jobs, osannato da tutti per aver detto una cosa che non interessa a nessuno – a parte lui e quelli con cui va a letto?
La “discriminazione percepita”? Come dire che tutti gli italiani sono colpevoli di un delitto che è solo nelle “percezioni” dei gay? Ma è una ricerca che merita un TSO immediato! Ma che cosa ci lasciamo dire da questa gente?
Attesi due milioni di turisti Lgbt: la migliore smentita a chi dipinge l’Italia come intollerante, manco fossimo l’Arabia Saudita.