Istat. Aumenta la fiducia delle imprese, ma «non esageriamo con l’ottimismo»

Di Francesca Parodi
29 Agosto 2017
Gli ultimi dati dell'Istat registrano una ripresa economica, ma secondo Preti, professore all'Università Bocconi, il governo deve investire di più in lavoro giovanile e infrastrutture

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Buone notizie dall’Istat: questo agosto sale la fiducia dei consumatori (da 106,9 a 110,8) e delle imprese (da 105,6 a 107), confermando i segnali di miglioramento dei mesi precedenti. Per le imprese, soprattutto quelle attive nel settore manifatturiero e dei servizi, si tratta di un risultato record dal 2007. Invece, nelle costruzioni e nel commercio al dettaglio l’indice è in diminuzione. «Nel complesso, questi dati segnalano sicuramente una ripresa economica. Bisogna però non esagerare con l’ottimismo» mette in guardia Paolo Preti, professore all’Università Bocconi ed esperto di piccole e medie imprese. «Il vento è cambiato, soprattutto a livello internazionale, ma se l’Italia non accompagna questi miglioramenti con riforme strutturali si rischia di non raccogliere a pieno questi effetti positivi». Preti ricorda l’immagine utilizzata dal ministro Calenda, da Visco e Padoan: una barca in mezzo al mare con il vento a favore può andare nella direzione giusta solo se a condurla è un buon timoniere.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]LAVORO E INFRASTRUTTURE. Le riforme strutturali di cui l’Italia ha bisogno riguardano, secondo Preti, due aspetti in particolare: il lavoro e le infrastrutture. Serve incentivare il lavoro, in particolare per i giovani, dal momento che il problema della disoccupazione giovanile che ormai è all’ordine del giorno. Anche i contratti di apprendistato, che stanno avendo grande successo, devono essere ulteriormente sostenuti. Tuttavia, riconosce il professore, «le leggi da sole non bastano su questo punto. Serve un po’ di accortezza anche da parte dei giovani nella scelta della facoltà e dell’università. Gli studenti dovrebbero valutare le condizioni di mercato prima di scegliere un percorso di laurea». Il rischio che si sta correndo è che «tutti studino, ma nessuno impari un lavoro».

L’IDRAULICO LAUREATO. Preti si richiama al modello tedesco, dove esistono due percorsi di studi per gli adolescenti, uno più improntato allo studio teorico e uno focalizzato sull’apprendimento di un mestiere. «Il mio obiettivo, lo dico da diversi anni, è l’idraulico laureato, cioè un lavoratore artigiano (di cui oggi in Italia c’è grande richiesta) che decide di arricchire le proprie competenze pratiche con una formazione teorica. Oggi non basta più una laurea a garantirsi un’occupazione: l’impiego bisogna trovarselo da sé imparando a fare un lavoro, la laurea può essere un’ulteriore investimento». I piani di studio inoltre dovrebbero essere improntati il più possibile alle reali necessità del paese, così da garantire un più facile accesso dei giovani al mondo del lavoro e utili risorse alla nazione.
Il secondo aspetto su cui il governo dovrebbe intervenire secondo Preti è l’investimento nelle infrastrutture, nono solo per quanto riguarda i trasporti (autostrade, porti, aeroporti, eccetera), ma anche le infrastrutture digitali, per garantire una maggiore velocità di ricerca in rete.

@fra_prd

Foto Ansa

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